La notte della taranta si farà (si è fatta) – Dal festoso assembramento degli scorsi anni all’atmosfera intimista, teatrale dell’edizione di quest’anno, con la serata registrata ieri sera a Melpignano (LE), non più in piazza ma nella cornice dell’ex convento degli Agostiniani. Anche in questa annata i tamburelli hanno suonato come sempre, apportando la loro allegria, insieme alla speranza di poter ballare tutti insieme il prossimo anno.
La serata, (in tv venerdì 28 agosto alle 23 su Raidue), si è svolta rigorosamente a porte chiuse, garantite dall’installazione di blocchi in cemento alle entrate del paese, eliminando ogni possibilità di accesso, consentito solo agli addetti ai lavori. A tale condizione si è adeguata anche la scenografia, a cura di Gianfranco Sforza, passando da un palcoscenico pop a uno più vicino alla lirica e al teatro.
A guidare il racconto per la 23esima edizione, fungendo da collante tra i diversi momenti di spettacolo, è stato l’attore pugliese Sergio Rubini, scelto dalla Fondazione La Notte della Taranta e dal maestro concertatore Paolo Buonvino. Nel corso della serata, a spiccare, oltre ai tradizionali balli della pizzica pugliese, sono stati gli interventi di valenti ospiti musicali. Da buon pugliese, il vincitore di Sanremo 2020 Diodato ha scelto un brano molto conosciuto nella tradizione locale Beddhra ci dormi, “canto d’amore melodico e struggente che l’artista salentino ha voluto interpretare come un incitamento al risveglio di una terra dalle infinite potenzialità.”. Mahmood, invece, ha cantato un pezzo in arabo, legato ai suoi ricordi d’infanzia e al difficile rapporto con il padre, tema portante della sua discografia. Infine, ospite d’eccezione è stata Gianna Nannini ha eseguito la canzone locale, tra le altre, Fimmene fimmene, strumento di lotta per le donne un tempo lavoratrici nei campi di tabacco.