Il titolo di un romanzo italiano di qualche anno fa, a primo acchito, farebbe pensare, ad un articolo sportivo. In un momento della storia umana più unico che raro, in cui tutti noi ci troviamo in uno stato di limbo, non potendo svolgere la nostra vita di routine a causa del coronavirus che sta spazzando con la sua furia il globo nella sua quasi interezza, questo titolo è più che mai azzeccato.
Ormai, da quasi un mese, una quarantena forzata ci spinge a restare chiusi in casa. Ogni giorno ci incolliamo alle nostre televisioni, come si faceva un tempo la domenica con le radioline per ascoltare la radiocronaca delle partite del campionato di calcio. Come i nostri genitori, nonni, fremevano, gioivano e si disperavano per le sorti domenicali della propria squadra di calcio, così noi attendiamo, con animo di ansia e di apprensione, essendo una situazione di gravità totale, il bollettino dei nuovi contagiati, ma soprattutto di coloro che non ce l’hanno fatta a sconfiggere un avversario terribile.
Ecco, allora, che il nostro stato d’animo si riempie di una miriade di emozioni: speranza, dolore, rassegnazione, paura con cui conviviamo mentre calchiamo questo terreno di gioco irto di insidie che possono nascondersi in ogni persona e luogo.
E’ in momenti così angoscianti che si attiva il nostro motore primario: la fede, la speranza. Gli antichi romani usavano questa espressione: Spes ultima dea est, tradotto: la fede non viene mai meno e si può sperare fino all’ultimo.E’ questa, se riflettiamo, la nostra stagione di fede assoluta.Tutti si appellano alla propria fede che per alcuni sono le credenze religiose, per altri la scienza, per altri ancora le Istituzioni, e non manca chi cerca un sostegno in se stesso e nel suo ottimismo. Ognuno di noi sta vivendo la propria stagione di fede e di speranza.
E’ soprattutto in noi che dobbiamo trovare la forza di credere, perché ogni avversario può essere sconfitto. Come la dea Speranza che resta tra gli uomini a consolarli, anche quando tutti gli altri dèi abbandonano la terra per l’Olimpo, così la nostra fede non ci abbandonerà mai. Prendendo in prestito un pensiero del grande Lev Tolstoj “ La fede è la forza della vita. Se l’uomo vive, significa che in qualcosa crede. Se non credesse che bisogna vivere per qualche cosa, egli non vivrebbe. Se non vede e non capisce l’illusorietà del finito, egli crede in questo finito; se capisce l’illusorietà del finito, egli deve credere nell’infinito. Senza la fede non si può vivere”. A cura di Marco Vitale