Udienza di Papa Francesco: “a tavola parlate, basta smartphone e tv accesa”

Papa Francesco all’udienza generale: in questo modo prevale l’egoismo; tra troppi muri e chiusure, la convivialità e l’eucaristia sono un’opportunità cruciale. E’ questo il tema della catechesi dell’Udienza Generale di Papa Francesco. L’ icona della convivialità è la famiglia riunita intorno alla mensa domestica , Il pontefice , che ieri ha rivolto un discorso programmatico alla Chiesa italiana riunita a Firenze per il proprio convegno decennale, ha iniziato l’udienza invitando la folla di fedeli raccolta a piazza San Pietro a pregare l’Ave Maria per accompagnare l’evento. A tavola si parla, a tavola si ascolta. No al silenzio che non è il silenzio delle monache ma il silenzio dell’egoismo .Il Cristianesimo ha una speciale vocazione alla convivialità -ricorda il Pontefice- che è una qualità caratteristica della vita familiare”. Si sa che oggi l’educazione sta attraversando una grave crisi , a riconoscerlo sono studiosi di svariate discipline e diversa sensibilità culturale; ad alimentare tale crisi indubbiamente hanno concorso le teorie filosofiche immanentistiche e agnostiche del Novecento, ma non solo , il relativismo pervasivo che spegne ogni luce di verità reputando tutto insignificante, il nichilismo, i mutamenti della globalizzazione e tutto ciò si ammanta di un indifferentismo assoluto, a questo aggiungiamoci l ‘ateismo , la secolarizzazione ed il relativismo diffuso dai media che colpisce a morte l’educazione e rende difficoltoso il cammino per molti e quanti vogliano coltivarla, abbiamo descritto in poche battute quello che è il morbo della nostra epoca : la crisi educativa! Richiami autorevoli da parte della Chiesa a perseguire nonostante tali difficoltà l’educazione, sono già stati effettuati in passato dal Papa emerito, Benedetto XVI in più occasioni, le famiglie e la scuola, quali due principali e primarie agenzie educative più volte sono state esortate a perseguire questo cammino, e oggi Papa Francesco lancia un nuovo appello alle famiglie, esortandole al dialogo in casa durante i pasti, è fondamentale parlare, abbattere i muri del silenzio e dialogare, spegnendo ogni fonte di distrazione telefonini e tv. «Una famiglia che non mangia quasi mai insieme, o in cui a tavola non si parla ma si guarda la televisione, o lo smartphone, è una famiglia poco famiglia». Papa Francesco, che ha dedicato la catechesi al tema della «convivialità» sottolineando che «in questo nostro tempo, segnato da tante chiusure e da troppi muri, la convivialità, generata dalla famiglia e dilatata dall’eucaristia, diventa un’opportunità cruciale». «Oggi – ha detto Francesco – rifletteremo su una qualità caratteristica della vita familiare che si apprende fin dai primi anni di vita: la convivialità, ossia l’attitudine a condividere i beni della vita e a essere felici di poterlo fare. Ma condividere, saper condividere è una virtù preziosa! Il suo simbolo, la sua icona, è la famiglia riunita intorno alla mensa domestica. La condivisione del pasto – e dunque, oltre che del cibo, anche degli affetti, dei racconti, degli eventi… – è un’esperienza fondamentale. Quando c’è una festa, un compleanno, un anniversario, ci si ritrova attorno alla tavola. In alcune culture è consuetudine farlo anche per un lutto, per stare vicino a chi è nel dolore per la perdita di un familiare. La convivialità è un termometro sicuro per misurare la salute dei rapporti: se in famiglia c’è qualcosa che non va, o qualche ferita nascosta, a tavola si capisce subito . Il cristianesimo, ha sottolineato Jorge Mario Bergoglio, «ha una speciale vocazione alla convivialità, tutti lo sanno. Il Signore Gesù insegnava volentieri a tavola, e rappresentava talvolta il regno di Dio come un convito festoso. Gesù scelse la mensa anche per consegnare ai discepoli il suo testamento spirituale, lo fece a cena, condensato nel gesto memoriale del suo Sacrificio: dono del suo Corpo e del suo Sangue quali Cibo e Bevanda di salvezza, che nutrono l’amore vero e durevole». In questa prospettiva, «possiamo ben dire che la famiglia è “di casa” alla messa, proprio perché porta all’eucaristia la propria esperienza di convivialità e la apre alla grazia di una convivialità universale, dell’amore di Dio per il mondo». In questo nostro tempo, «segnato da tante chiusure e da troppi muri, la convivialità, generata dalla famiglia e dilatata dall’Eucaristia, diventa un’opportunità cruciale. L’Eucaristia e le famiglie da essa nutrite possono vincere le chiusure e costruire ponti di accoglienza e di carità». L’eucaristia di una Chiesa di famiglie «è una scuola di inclusione umana che non teme confronti! Non ci sono piccoli, orfani, deboli, indifesi, feriti e delusi, disperati e abbandonati, che la convivialità eucaristica delle famiglie non possa nutrire, rifocillare, proteggere e ospitare». I primi educatori sono i genitori che in famiglia sperimentano quanto sia labile il confine fra tradizione e modernità, e i quali spesso non sanno bene cosa proporre ai loro figli, essendo immersi in una cultura così permissiva che li induce e non interferire con le loro coscienze, lasciandoli liberi di agire per non ostacolare la loro autonomia, altre volte il lavoro assorbe tanto e non da spazi sufficienti per intrattenersi con i propri figli ed ascoltarli, motivarli e incoraggiarli nella ricerca dell’ identità e nell’autostima. «Oggi molti contesti sociali pongono ostacoli alla convivialità familiare. È vero, oggi non è facile. Dobbiamo trovare il modo di recuperarla, a tavola si parla, a tavola si ascolta, niente silenzio che non è il silenzio delle monache ma quello dell’egoismo, del telefonino del televisore, recuperare la convivialità pur adattandola ai tempi. . Una famiglia che non mangia quasi mai insieme, o in cui a tavola non si parla ma si guarda la televisione, o lo smartphone, è una famiglia poco famiglia. Quando i figli a tavola sono attaccati al computer, al telefonino e non si ascoltano fra loro, questo non è famiglia, è un pensionato!».

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