L’attenzione della societa’ italiana e’ ora concentrata sui temi proposti come essenziali alla Nazione (il cd. Programma di Governo) dai leader dell’esecutivo gialloverde in carica. Essi sono il reddito di cittadinanza e la questione immigrati; seguono i requisiti per la pensione e la flat tax.
Senza dubbi il problema della disoccupazione e’ rilevante in quanto riguarda, secondo le stime ufficiali, sei milioni di italiani. Ed e’ altrettanto importante che le presenze dei migranti non diventino preponderanti arrecando problemi di ingestibilita’. Quello del regime pensionistico che costringera’ a restare due o tre anni di piu’ in servizio non sembra una tragedia, anche se la sua retroattivita’da adito al malessere dei pensionandi; quanto al pagamento delle tasse, non sara’ certo l’abbassamento dell’aliquota che costringera’ gli evasori, grandi e piccoli, abituati come sono a frodare il fisco, a pagare il dovuto.
I parlamentari Cinquestelle, convinti assertori del reddito di cittadinanza, avendo portato avanti con caparbieta’ questo tema ed ottenuto lo stanziamento di dieci miliardi allo scopo, si stanno arrovellando per organizzare la ristrutturazione dei Centri per l’Impiego, abituati sinora a gestire l’iter burocratico di poche pratiche, e insufficienti a fronteggiare l’enorme richiesta del mercato. Ci sono due miliardi a disposizione ed il personale potra’ essere formato al ruolo, ma ci vorra’ molto tempo, di certo non basteranno i sei mesi preventivati.
Intanto si creera’ qualche posto di lavoro proprio ai Centri per l’Impiego, ma non vorremmo che si allestisse una megastruttura per gestire posti di lavoro fantasma. Dalle ultime notizie apprendiamo che l’attivita’ di collocamento al lavoro potra’ essere fornito anche da agenzie private, che sono gia’ operanti da diversi anni sul nostro territorio. Ma il compito piu’ arduo ci sembra quello delle mansioni lavorative da reperire per far fronte ad un tasso di disoccupazione del 10% (20% quello relativo al Sud, supera il 30% nella fascia giovanile tra 15 e24 anni).
Tuttavia se si riuscisse a stanare un po’ di lavoro nero, proibendolo tassativamente a coloro che ne hanno gia’ uno, un bel po’ di occasioni uscirebbero allo scoperto e potrebbero essere sfruttate dai disoccupati veri che il lavoro per ora lo vedono solo con il cannocchiale! Ovvero se si riuscisse ad evitare i doppi e tripli incarichi, o extra e straordinari, con il principio del “lavorare meno, lavorare tutti”, un po’ di spazio si libererebbe.
Questo dovrebbe valere sia per le professioni libere che per il lavoro dipendente. Ci rendiamo conto che adottare tali misure, oltre che essere compito arduo e impegnativo, risulterebbe impopolare; ma mali estremi impongono coraggiosi rimedi.
Passando al problema immigrati oramai buona parte degli italiani li vituperano, non si ha riguardo del fatto che fuggono da zone di guerra o da situazioni di assoluta indigenza e problemi immani che si lasciano alle spalle; essi costituiscono insomma il capro espiatorio dei mali della nazione, che invece vanno ricercati altrove.
Il debito pubblico monstre che abbiamo certo non e’ colpa degli immigrati… Potrebbe invece la stabilizzazione di un numero congruo di essi contribuire allo svecchiamento della popolazione italiana che ha un’eta’ media di 45 anni ed a coprire quella fetta di contribuzione mancante all’Inps che consentirebbe all’Ente previdenziale di elargire domani le pensioni anche ai nostri figli e nipoti. Gli extracomunitari sarebbero ben contenti di svolgere lavori umili, come lavorare nei campi oppure nei servizi assistenziali. Ci sembra peregrina l’ idea dei nostri governanti che per far proliferare le famiglie e farle avvicinare ai campi ipotizzano di regalare un pezzo di terreno a chi avesse il coraggio di mettere al mondo tre figli. Specie se pensiamo che da anni la famiglia media a stento genera un figlio e di recente i matrimoni sono in netto calo e non rientrano piu’ nei programmi prioritari dei giovani!