Virginia Raggi a colloquio con i magistrati. Ben otto ore e’ durato l’interrogatorio della sindaca grillina di Roma. Non poche domande da fare o altresì risposte molto dettagliate quelle date dalla Raggi relativamente all’inchiesta che nei mesi scorsi ha portato all’arresto di Raffaele Marra braccio destro della sindaca.
Inchiesta che ha creato non pochi problemi interni al Movimento stesso, nettamente spaccato proprio sulla questione del rapporto Raggi – Marra.
Proprio dall’interrogatorio e’ emerso che Salvatore Romeo, dipendente del comune di Roma e promosso a capo della segreteria politica della stessa sindaca, abbia intestato alla Raggi , già Gennaio del 2016 ancor prima della designazione interna come candidata a sindaco della Raggi, una polizza assicurativa sulla vita da 30.000 euro circa.
‘’Queste polizze possono essere fatte senza informare il beneficiario, non devono essere controfirmate’’ questa la frettolosa giustificazione della sindaca grillina. Potrebbe essere, non si dubita sulla forma, bensì potremmo analizzare la sostanza. Un dipendente comunale,Romeo appunto, designa come beneficiario della propria polizza assicurativa sulla vita stipulata come dicevamo nel Gennaio del 2016, un probabile candidato sindaco, appartenete al movimento politico fortemente favorito per la conquista del Campidoglio.
Lo stesso dipendente nominato a capo della segreteria politica proprio dal beneficiario della sua polizza assicurativa, con maxi aumento di stipendio da 39.000 a 110.000 euro annui. Un caso anomalo in cui, evidentemente, tante sono le ombre. Come quelle che hanno avvolto i primi otto mesi di legislatura capitolina. Tante le defezioni, tanti gli errori. Non si comprende la difesa ad oltranza da parte dell’entourage grillino.
Certo e’ che la prova capitolina e’ fondamentale per la credibilità dell’intero movimento. Non lo si può negare, sarebbe da ipocriti. Fallire a Roma sarebbe dar ragione ai tanti che etichettano il Movimento come il covo delle incapacità. Sbagliato però anche l’atteggiamento della difesa oltranzista. Potrebbe condurre in un vicolo cieco, senza via d’uscita.
Già la modifica dello statuto etico di comportamento da adottare nel caso in cui un eletto grillino si ritrovasse coinvolto in vicende giudiziarie, sembra un abito cucito sul caso Raggi. Un abito atto a salvaguardare l’immagine, quella della sindaca ma non quella della città. A volte meglio perdere una poltrona che perdere la fiducia conquistata negli ultimi anni da milioni di italiani. Anche se non sembra esser questa la strada che Grillo e company stanno perseguendo.