Recovery fund – La riunione al Parlamento Europeo e’ durata cinque giorni e, a seguito di dure battaglie anche notturne, e’ stato approvato un cospicuo piano di aiuti per complessivi 750 miliardi, di cui quasi un terzo (209 miliardi) a favore dell’Italia.
I cosiddetti Paesi Frugali, cioe’ quelli del nord Europa, colpiti in tono minore dall’epidemia coronavirus, con in testa Olanda e Austria, e a seguire Svezia, Finlandia, Danimarca e Lussemburgo, si sono battuti per applicare veti e condizioni ai finanziamenti destinati ai Paesi Mediterranei, quali Italia, Spagna ed Ungheria, anche se quest’ultimo merita un discorso a parte, essendo capitanato da un Orban che vorrebbe sfruttare al massimo i benefici dell’UE senza adeguarsi del tutto alle regole comunitarie.
Il negoziato in sede europea e’ stato condotto alla grande dal premier Italiano Giuseppe Conte, che ha sfoderato tutta la sua abilita’ oratoria ed argomentativa, attuando in pieno la promessa di inizio mandato di interpretare “l’avvocato del popolo italiano”. Alla fine ha prevalso la determinazione di imporre l’orgoglio patriottico sull’inflessibilita’ dei “ragionieri” nordici. I “frugali” hanno ottenuto un aumento sui Rebates, cioe’ gli sconti ai versamenti sul bilancio comune 2021/2027.
Recovery fund, Conte alle Camere: risultato che appartiene all’Italia
Gli aiuti concessi all’Italia ammontano quindi a 209 miliardi, che corrispondono al 28% del totale, di tale cifra 81,4 miliardi saranno di aiuti a fondo perduto e 127 come prestiti. Rispetto alla prima bozza si perdono 3,8 miliardi afondo perduto ma se ne guadagnano 38 in prestiti. Quindi si avra’ un capitalizzazione ancora piu’ vantaggiosa rispetto al primo round; date le cifre a questo punto si potrebbe fare a meno dei 37 miliardi del Mes, specie se questo argomento continuera’ ad essere il pomo della discordia all’interno della maggioranza di governo. Ma il colpo ad effetto del Premier Conte e’ stato essersi imposto sulla negazione al potere di veto da parte dei singoli Paesi, per cui le decisioni sull’iter dei provvedimenti dovranno essere prese collegialmente, e senza vincoli dei Paesi piu’ ostruzionisti.
L’Unione Europea ha dato in concreto quella risposta che ciascuno si attendeva a fronte di un’emergenza economica grave causata dalla pandemia, la piu’ acuta dal dopoguerra in poi. Risposta che solo una confederazione corposa come quella composta da 27 Stati poteva dare. Da recessioni di tale portata non ci si riprende da soli, ed e’ peregrina l’ipotesi di farvi fronte col solo bilancio nazionale, specie se si ha un debito pubblico elevato come quello dell’Italia.
Cosa è il Recovery Fund?. Il significato letterale di Recovery Fund è “fondo di recupero”. Il finanziamento di questo fondo per ripartire avviene attraverso una raccolta di liquidità da parte dell’Europa con l’emissione di particolari “Recovery Bond”.
Ovviamente a fronte dei generosi stanziamenti comunitari ci saranno linee guida da seguire, in materia di contrasto all’evasione fiscale, alla corruzione e al lavoro sommerso, ma anche riguardo alla riduzione dei tempi della giustizia e delle politiche attive nel mondo del lavoro. Ma soprattutto ci dovra’ essere una riduzione della spesa pubblica, che dovra’ puntare ad una correzione pari allo 0,6% del Pil; nel contempo per abbattere il debito si dovranno togliere agevolazioni fiscali e adeguare le aliquote iva.
Insomma ci sara’ da riformare nei settori della giustizia, del fisco e del lavoro. Cose che l’Italia avrebbe gia’ dovuto attuare da anni: vorra’ dire che per forza di cose si dovra’ intraprendere un percorso virtuoso che finora il Belpaese non ha intrapreso, se non parzialmente. Pertanto l’opportunita’ di spendere (finora non l’abbiamo saputo fare!) ci dara’ la possibilita’ di fare quel salto di qualita’che il nostro Paese, se si vuole confermare tra i Sette Grandi, dovra’ necessariamente compiere. Solo cosi’ la calamita’ del Covid19 potra’ essere trasformata in opportunita’. Ma ci vorra’ la cooperazione di tutte le parti sociali; l’attuale Governo finora ha fatto un buon lavoro, il resto dovra’ farlo la popolazione, i sindacati, ma anche l’opposizione, che finora ha spesso remato contro.