I risultati delle elezioni regionali nella provincia di Avellino, ma anche nel resto del paese, ci offrono molteplici spunti di riflessioni e contribuiscono ad arricchire l’analisi del post voto. I candidati hanno ricevuto tantissime preferenze trainando le proprie rispettive liste, senza ricevere in cambio una adeguata contromisura in termini di consensi. I cittadini hanno dato fiducia a personalità ben definite e solo indirettamente hanno votato i partiti e le rispettive coalizioni di riferimento. Gli elettori, soprattutto in questa fase ancora incerta dovuta al Covid-19 sono stati letteralmente trascinati alle urne dai singoli candidati e grazie appunto al radicamento di questi ultimi sul territorio si è registrata una buona affluenza ai seggi, premiando più l’individuo piuttosto che i partiti di appartenenza. Solo in parte il Partito Democratico ha retto come voto ideologico e di militanza, per via di un blocco sociale ancora forte e radicato nelle comunità locali.
Regionali 2020. Un voto personale piuttosto che di partito.
Queste elezioni regionali hanno certificato un dato ormai inconfutabile. Il voto non è più espressione di una visione della società, il voto non risponde più’ ad una precisa ideologia e solo in parte è legato alla logica di appartenenza sociale o di categoria. Oggi il voto è diventato espressione di un sentimento individuale e non più collettivo, ed è strettamente collegato alle persone che si candidano e non ai partiti ormai logorati e non visti più capaci di riscaldare il cuore del proprio elettorato di riferimento e ovviamente incapaci di attrarre simpatie e consenso nel lungo periodo.
Queste elezioni regionali certificano la difficoltà dei partiti nell’essere quel forte punto di riferimento che seppur con i limiti del caso, soprattutto negli anni addietro è sempre stato un veicolo trainante per il pensiero ideologico dell’elettore militante. La forma di partito tradizionale è forse definitivamente superata?. La stessa vittoria dei Si al Referendum confermativo sul taglio dei Parlamentari, impone a tutti i partiti o movimenti di cambiare passo e di mutare la propria struttura organizzativa e soprattutto la metodologia nel rapporto con gli elettori e i cittadini in generale. Perché la vittoria dei Si non è solo un voto contro il sistema parlamentare ma è anche un chiaro segnale nei confronti degli stessi partiti politici. La sfiducia dei cittadini verso la politica è sotto gli occhi di tutti. Il voto contro il sistema dei partiti ha impedito ai cittadini stessi di ascoltare le varie argomentazioni sul No al Referendum. Rare infatti sono state le occasioni, soprattutto televisive nazionali, ove vi è stato un serio confronto di idee sul perché sarebbe stato opportuno votare Si o viceversa votare No al taglio dei Parlamentari in Italia. Tutto è passato in sordina, come se fosse del tutto normale andare al seggio e porre una X sul Si o sul No, senza avere la minima (o poca) conoscenza di quanto si stesse per compiere.
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I cittadini si sentono traditi dal sistema politico e partitico ecco perché il voto favorevole alla riduzione del numero dei parlamentari ha prevalso con un risultato bulgaro e con questo risultato centra poco il ruolo o le importanti funzioni che svolge il Parlamento italiano. Infine corre l’obbligo di fare gli auguri ai consiglieri regionali eletti nella provincia di Avellino, Maurizio Petracca, Enzo Alaia , Livio Petitto per la maggioranza e Vincenzo Ciampi per la minoranza, augurando a tutti e quattro un buon lavoro.