La Commissione Europea ha presentato la proposta legislativa per il Certificato Vaccinale, cioè un Pass che permetterà agli immunizzati da Covid-19 di lavorare e viaggiare negli Stati membri. Il Pass non sarà rilasciato solo ai vaccinati, ma a tutti coloro che saranno risultati immuni da test oppure guariti dal virus.
Il Certificato, in formato cartaceo o digitale, sarà garantito da un QR Code per verificare la presenza dei dati sui Database: sarà omologato in tutti i Paesi che aderiranno alla Convenzione.
Lo scopo del varo del Passaporto sarà quello di facilitare la libera circolazione delle persone in ambito UE e riattivare quegli itinerari turistici in presenza, accantonati oramai da tempo. La Presidente della Commissione Ursula Von der Lyen conta che sia vaccinato il 70% della popolazione europea entro l’estate, mentre il certificato vaccinale dovrebbe prendere il via metà giugno.
Il passaporto vaccinale è stato già lanciato in Israele un mese fa circa; da tener presente che il 50% della popolazione di questo Paese ha già avuto la prima dose del vaccino, quindi la campagna è già in fase avanzata, per cui può già procedere al rilascio delle Green Card, alias certificato vaccinale. Ed il Primo Ministro Netanyahu starebbe concordando un Piano con Grecia e Cipro per la libera circolazione tra questi Paesi.
Pass vaccinale: Il Garante per la Privacy richiede per l’Italia una legge nazionale
Anche in Italia si avverte l’esigenza di varare una App che consenta la libera circolazione, e viene sollevata soprattutto dal settore privato per la riattivazione di bar, hotel, palestre, aeroporti, ecc., ma anche da Enti Pubblici come le Regioni (Lazio e Veneto). Ma mentre la proposta legislativa della Commissione Europea riguarderà il passaggio delle persone tra i diversi Paesi dell’UE, nelle singole nazioni ci vorranno delle norme ad hoc sui singoli territori. Difatti per non incorrere nelle violazioni del’Art.32 della Cost. sulla tutela della salute pubblica il Garante della Privacy ritiene che debba essere approvata una legge che contemperi le esigenze della salute pubblica con il diritto alla riservatezza delle persone, che non dovranno essere discriminate a seconda se siano vaccinate o meno.
Si spera non faccia la fine di Immuni
Non vorremmo che, tra lacci burocratici e lacciuoli legislativi vigenti in Italia, il Pass vaccinale seguisse l’iter di Immuni, l’App di tracciamento dei potenziali positivi al Covid, mai decollata. Ricordiamo che detta applicazione lanciata nel maggio dello scorso anno doveva essere scaricata dal maggior numero di cittadini possibile. Dopo cinque mesi dal lancio avevano risposto all’appello solo 9.505.834 possessori di telefonini (il 12% di quelli in circolazione) raccogliendo i dati di 1.936 utenti positivi ed inviato 49.916 notifiche. Molto pochi se si considera che i contagi nell’autunno dello scorso anno viaggiavano al ritmo di trentamila al giorno. Ed anche se li confrontiamo con la Germania ove l’App è stata scaricata 20,3 milioni di volte, cioè più del doppio dell’Italia ed ha portato ad effettuare circa 2.100mila tamponi.
Anche nel caso di Immuni le responsabilità sono state rimpallate tra Ministero della Salute, promotore dell’iniziativa ed Aziende Sanitarie Locali (Asl) che dovevano seguirne l’evoluzione. Ha inciso l’assenza dei tracciatori di contatti mai nominati, ed una esagerata diffidenza da parte della popolazione, come sta avvenendo ora verso i vaccini.