Michele Serra e bullismo negli istituti professionali: Classismo o Pressapochismo?

Bullismo solo nelle scuole professionali e gli istituti tecnici? Polemiche sulle dichiarazioni del Giornalista Michele Serra.

Sappiamo tutti cos’è successo a Lucca: da giorni, ormai, gira quel video in cui si vede uno studente che maltratta un professore. Caso, per certi versi, di bullismo 2.0, considerando che solitamente questa piaga ha sempre avuto come bersagli altri studenti – i cosiddetti “emarginati” – e non i professori che fin’ora, invece, avevano sempre avuto il compito di cercare di mediare, intervenire, punire, scandagliare, parlare. Oggi, anche loro sono vittime.

Questo, il fatto.
A tal proposito il noto giornalista Michele Serra nella sua Rubrica dal titolo “Amaca”, che da anni tiene su La Repubblica, ha scritto che molte delle aggressioni avvengono «negli istituti tecnici e nelle scuole professionali», dove «il livello di educazione, di padronanza dei gesti e delle parole, di rispetto delle regole» è inferiore rispetto ai licei per via di una certa rigidità della società italiana («vanno al liceo i figli di quelli che avevano fatto il liceo»).

S’è scatenato un putiferio. Com’è giusto che sia. Non tanto per la considerazione in sé, condivisibile o meno; piuttosto per l’incredulità che suscita il fatto che un giornalista così esperto come Serra non abbia previsto che un’affermazione così poco “chiara” – oltre che dal punto di vista sociologico e psicologico per niente convincente – non poteva che essere attaccata su tutti i fronti.

Luca Telese ha accusato il collega di classismo e le ragioni per cui l’ha fatto sono evidenti. Sputare una sentenza del genere su uno dei principali quotidiani del Paese è a dir poco da incoscienti. Le considerazioni da fare sarebbero tante e, soprattutto, per essere realmente pertinenti, dovrebbero spingersi quasi completamente in altri ambiti: quello socio-psicologico, ad esempio.

Chi cresce in una famiglia di delinquenti diventerà automaticamente un delinquente? Chiedetelo a Peppino Impastato.

Le sfaccettature sono tante e le dinamiche famigliari sono sempre fin troppo delicate per essere stigmatizzate con così tanta superficialità. Alle critiche, Serra ha risposto “non è più neanche un equivoco, è una vera e propria legge mediatica quella che negli ultimi anni bolla come “snob” ogni definizione possibile immaginabile del gap di classe. Se dici che i poveri mangiano peggio dei benestanti, non è perché denunci […] il disastro sanitario provocato dal junk food, è perché sei un fighetto che mangia solo lardo di Colonnata e cardo gobbo.

Se dici che i poveri ricevono informazioni di minore qualità e spesso nessuna informazione, e sono dunque più esposti a manipolazioni politiche e veleni mediatici (junk media…) sei solo uno spocchioso spregiatore di chi ha studiato meno di te. Se dici che nelle scuole meno qualificate si addensano più facilmente i rischi di turbolenza sociale, spesso diretta conseguenza della condizione familiare, ecco che sei subito classista.”
Allora, “classista” no. “Pressapochista”? Un tantino. Insomma, poche sfumature riguardo una tematica così tanto pluricromatica da fare invidia, al confronto, a un’intera tavolozza di colori.