Nella giornata di venerdì 3 novembre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha apposto la propria firma sulla legge elettorale, approvata prima dalla Camera e poi dal Senato lo scorso 26 ottobre. Ora non resta che attendere la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Appena un cittadino comune sente parlare di una legge approvata, subito si chiede: “Funzionerà?” “Come sarà?”. Dato che il provvedimento in questione determina come verranno scelti i nostri rappresentanti presso i palazzi parlamentari, è doveroso spiegarlo nel dettaglio.
In primis, i nostri politici verranno eletti in parte con il metodo maggioritario, in cui diventa parlamentare il candidato più votato. Nella fattispecie, i collegi uninominali alla Camera saranno 231, circa il 36% del totale mentre al Senato saranno 109, nei quali vincerà chi otterrà più preferenze. I restanti saranno assegnati attraverso il metodo proporzionale, cioè 200 al Senato e 286 alla Camera (oltre ai 6 seggi dell’Estero per il Senato e ai 12 per la Camera), con liste bloccate tra i 2 e i 4 candidati, dunque senza alcuna possibilità di esprimere una preferenza, inseriti in collegi plurinominali, ottenuti dall’unione di più collegi uninominali. Questi elenchi, inoltre, dovranno anche rispettare le cosiddette “quote rosa”: ciascuno dei due sessi non può rappresentare più del 60% dei candidati di un listino bloccato e che ciascuno dei due sessi non possa rappresentare più del 60% dei capilista nei listini di un singolo partito. Così se i candidati sono 2, devono essere un uomo e una donna, se sono 3, due uomini e una donna o viceversa, se sono 4, fino a tre uomini e una donna oppure l’inverso.
In ogni caso, una legge delega a cura del governo determinerà la definizione dei colleghi, entro 30 giorni l’approvazione del “Rosatellum”, così come delle 28 circoscrizioni per Palazzo Madama e delle 20 per Montecitorio, utile per il recupero dei resti. Dunque si conoscerà con certezza anche il numero massimo di candidati da inserire nei listini bloccati, scaturito dal numero di rappresentanti da eleggere per ogni collegio plurinominali.
Come in passato, chi si candiderà in più posizioni, infatti ci si potrà schierare in un collegio uninominale e in massimo cinque collegi plurinominali, però non si avrà la possibilità di scegliere quale territorio rappresentare: infatti se il candidato risulterà eletto sia nella porzione maggioritaria che proporzionale, diventa vincitore al maggioritario, se eletto in più collegi uninominali, gli sarà assegnato il seggio corrispondente al collegio in cui la lista ha preso una percentuale minore di voti.
Come ogni legge elettorale che si rispetti poi, sono previste le soglie di sbarramento, soltanto per la quota proporzionale però. In entrambe le Camere lo sbarramento è fissato al 3% su base nazionale, al 10% per le coalizioni, al cui interno almeno una lista deve superare il 3%, mentre le liste relative alle minoranze linguistiche devono ottenere almeno il 20% nella regione di riferimento.
Adesso andiamo a capire cosa si presenta davanti al votante quando si reca alle urne. L’elettore verrà prima identificato dai componenti del seggio elettorale, prima che gli venga consegnata la scheda, sarà annotato dagli scrutatori un tagliando antifrode (istituito per evitare il voto di scambio), formato da un codice alfanumerico progressivo, poi gli viene data la scheda e così l’elettore si reca in cabina. Una volta entrato, si troverà di fronte la o le schede, in base all’età dell’elettore, su cui ci sono i candidati per la quota maggioritaria, sotto a ognuno dei quali si trovano le liste a lui collegate per la parte proporzionale. Il votante potrà apporre un simbolo su una lista, in questo modo dando il voto anche al candidato all’uninominale, oppure sul cognome del candidato, comportando per il proporzionale che tale voto venga trasferito alla lista collegata, se è una, oppure alle altre in maniera proporzionale. Una volta fuori dalla cabina, gli scrutatori controlleranno che il codice sul tagliando sia uguale a quello da loro annotato, solo allora verrà staccato dalla scheda, che si potrà dunque inserire nell’urna; in questo modo verrà del tutto scongiurato il voto di scambio.
Per conoscere, invece, la suddivisione dei colleghi, decisiva per conquistare lo scranno nei palazzi romani, bisognerà per forza aspettare la legge delega del governo.