Leggings o pantaloni a vita bassa, a ognuno il suo stile!

C’e’ una pubblicazione in commercio #Likeforlike, combinata da tre autori che parla in lungo e in largo di categorie, strumenti e costumi dell’attuale societa’ dominata dai media. In detto libro si scopre quella fitta serie di oggetti e immagini che attraverso il web influenzano gli internauti ed i followers. E si parla anche dei capi di abbigliamento in voga oggi e che in molti casi costituiscono dei ritorni; perche’, non dimentichiamo, la moda e’ fatta di corsi e ricorsi storici.

Ed e’una fortuna per il settore e per la sua stessa sopravvivenza, altrimenti gli addetti dovrebbero cambiare mestiere non avendo nulla di nuovo da proporre. Nel libro si parla anche dei leggings, cioe’ di quell’indumento femminile, aderente e pratico da indossare, che sostituisce gonne e pantaloni; ma che ha un particolare estetico molto specifico: essendo un indumento stretto e aderente, mette in evidenza gambe, glutei e qualche chilo di troppo (ove presente).

C’e’ stata pure una polemica nello stato americano dell’Indiana dove la madre di una studentessa chiedeva all’universita’ frequentata dalla figlia di mettere al bando i leggings in quanto “costituivano un azzardo e una distrazione nei confronti degli sguardi del maschio”. Istanza a cui hanno risposto gli studenti  stessi organizzando “una giornata dell’orgoglio leggings” con esplicito invito a indossare l’aderente indumento. Morale della favola: certo la signora ha dimostrato eccessiva preoccupazione verso il turbamento che puo’ provocare la visione delle forme femminili attraverso i leggings, specie in un’epoca ove i ragazzi sono bombardati attraverso i media dalle immagini sensuali quando non esplicitamente porno.

Quindi non ce la sentiamo di avallare la messa al bando dei pantacollant tanto amati e diffusi tra le donne; che non sono una novita’ in quanto il loro uso si era annunciato gia’ negli anni settanta con i fuseaux. Pertanto lo stretto indumento non sara’ mai considerato immorale in quanto piace indossarlo ad una moltitudine, non fosse altro che per la sua praticita’.

Del resto la moda e gli stili di vita sono dettati dalla regia di pochi soggetti: gli influencer ad esempio sono persone che frequentano ambienti “VIP” e riescono a lanciare tendenze; oppure i cacciatori di personaggi famosi o presenzialisti che aiutandosi con il marketing riescono ad avere un seguito e lanciare nuovi stili. Infine ci sono i frequentatori di fiere con buona intuizione che, studiando i comportamenti e i gusti della societa’ riescono ad anticipare le linee guida con largo anticipo. E dalla stravaganza di tali operatori vengono lanciati indumenti anche strani o curiosi che, una volta lanciati sul mercato, vengono pedissequamente indossati da tutti coloro che intendono stare al passo coi tempi.

E cosi’ la stragrande maggioranza dei clienti acquista capi d’abbigliamento in commercio, senza curarsi troppo se siano adatti o meno alla propria taglia o al proprio portamento. Si bada essenzialmente ad essere “in”, cioe’ all’inclusione, anche se poi questo comportamento porta dritto all’omologazione che e‘ l’opposto della personalizzazione e quindi dell’essere se stessi. Pertanto succede che si siano tanto diffusi i pantaloni a vita bassa, importati dai rapper americani che, a indossarli solo dieci anni fa, avrebbero suscitato grasse risate e di scherno. E a chi potrebbero piacere le giacche corte e risicate o i pantaloni a sigaretta appiccicati agli stinchi, se non previamente benedetti dai guru della moda?

Eppure giacche corte e pantaloni stretti si sono diffusi, anche perche’ trovare nei negozi vestiti dalle forme “normali” e’ diventata un’impresa! I perfezionisti della moda l’hanno ormai vinta, sarà difficile tornare indietro. Noi, speriamo sempre nel buon gusto e soprattutto buon senso.

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