Secondo una ricerca dell’Istat la spintarella, alias la presentazione influente o l’amicizia di un potente sono le migliori armi per spuntarla sulla concorrenza quando si e’ alla ricerca di un lavoro. Riesce nel quaranta per cento dei casi stando alle risposte ufficiali, ma per motivi di reticenza degli intervistati dobbiamo ipotizzare qualche punto percentuale in piu’.
Questo il risultato dell’indagine condotta dall’Istat sui giovani entrati nel mercato del lavoro di eta’ compresa tra i 15 e i 34 anni. Il secondo canale per trovare lavoro e’quello della richiesta diretta ad un datore di lavoro e cio’ riesce ad un giovane su cinque: ma anche in tal caso ci vuole la presentazione di qualcuno. La terza via e’quella di mettersi in proprio e riguarda il 12% dei giovani, da individuarsi prevalentemente tra uomini, laureati e residenti nel Mezzogiorno. Dalla ricerca emerge inoltre che tre laureati su dieci sono disposti ad andare via da casa per trovare lavoro (dei quali quattro su dieci sono disposti a varcare i confini d’Italia).
La fascia di eta’ in cui gli stessi sentono il desiderio di espatriare e’ quella tra i 25 e i 29 anni, mentre i giovanissimi nutrono ancora speranze, forse perche’non ancora del tutto consapevoli della necessita’ di farlo e degli ultratrentenni trattenuti magari da vincoli o necessita’ familiari. Inutile dire che la maggior spinta, o meglio la necessita’ di allontanarsi da casa riguarda, per mancanza di opportunita’, i giovani meridionali senza distinzione di genere.
Ovviamente di tutti i giovani occupati il 25% ha un lavoro a termine, e di questi, uno su quattro lavora part time nell’impossibilita’di trovare un lavoro a tempo pieno.
Altro problema che emerge dalla statistica e’ che molti giovani (4diplomati e tre laureati su dieci) hanno una scolarita’ superiore al livello del lavoro che svolgono. E bisogna riconoscere, stando alle rilevazioni, che gli stranieri godono di maggior titoli e di un piu’ alto livello culturale (il 69,15 contro il 35,45 di italiani).
A la raccomandazione e’ considerata un reato? Secondo la Cassazione non e’assimilabile alla corruzione se la condotta esula da poteri diretti di chi la procura. In due sentenze (2012 e 2014) sono stati assolti dall’accusa il sindaco di Pescara (1° caso) che aveva caldeggiato presso il dirigente dell’Asl di Chieti il trasferimento di una dott.ssa presso l’Asl di Pescara, andato poi a buon fine. Il secondo caso riguarda il Comandante dei Carabinieri che aveva chiesto all’assessore comunale
l’interessamento per far avanzare la propria figlia in una graduatoria di concorso. Ebbene nei due casi la Cassazione si e’ espressa assolvendo la condotta dei due “benefattori” perche’ i buoni uffici non erano direttamente correlati alle loro funzioni, quindi non erano da considerarsi concussione. Orbene la legge non condanna la pratica della raccomandazione; e magari abili legulei riescono ad aggirare gli ostacoli che frappone la legislazione in tema di concussione o abuso d’ufficio.
Ma la pratica molto diffusa della spintarella di fatto stravolge dei valori fondanti di una societa’ civile, quali la meritocrazia, la professionalita’ e la serieta’. Senza contare gli effetti collaterali che un simile costume comporta, quali lo scoramento e la demotivazione di tanti validi elementi che hanno il solo torto di non avere le “amicizie giuste”. Lo scandalo delle carriere universitarie e’ solo l’ultimo esempio di nepotismo: purtroppo a causa del ventre molle del nostro Paese molti settori ne sono interessati. E poi non vengano a lamentarsi i nostri governanti della fuga dei cervelli dall’ Italia o dell’esodo massiccio dei nostri giovani verso l’estero. A questo proposito la classe dirigente deve fare solo severa autocritica!
La raccomandazione sara’ anche non punibile a norma di legge, ma di fatto genera disparita’ di trattamento, ingiustizia sociale e, pur apparendo una condotta veniale anche perche’”cosi’ fan tutti”, puo’ definirsi una capitolo importante del malaffare del nostro Paese.