Fortunatamente, nel nostro Paese esiste, ancora, una stampa libera, che ha evidenziato un fatto gravissimo, avvenuto nel Consiglio dei Ministri del 24 dicembre, quando, nel decreto legislativo afferente al condono fiscale, è stato inserito un comma, che consente la depenalizzazione dei reati di evasione, commessi per un importo inferiore al 3% dell’imponibile dichiarato. È il caso di Berlusconi, il quale è stato condannato, appunto, per una cifra presunta inferiore alla soglia introdotta, ad hoc, nel testo licenziato dal CdM: se si desse compiutamente seguito a quella versione di dlgs., Berlusconi potrebbe chiedere – immediatamente – la sua riabilitazione, in quanto il reato commesso sarebbe depenalizzato ed il Cavaliere avrebbe diritto, quindi, a ricandidarsi alle prossime elezioni, perché gli verrebbe restituito l’onore delle armi, come si fa con gli avversari mai sconfitti del tutto.
L’operazione, di cui non può non assumersi la responsabilità – in prima persona – il Presidente del Consiglio, indipendentemente se quel codicillo l’abbia introdotto un funzionario di Palazzo Chigi o del Tesoro, è invero deplorevole per molti profili, sia di natura politica, che civile.
Innanzitutto, in un momento storico, nel quale si mette in scena una giusta Crociata contro i dipendenti della Pubblica Amministrazione, che ruberebbero i proventi di una giornata di lavoro, presentando probabili certificati medici taroccati, non si può consentire ad industriali e professionisti di non rispondere, in termini penali, di frodi all’Erario nell’ordine di svariati milioni di euro, come se il danno per la comunità nazionale, derivante da una giornata lavorativa mancante di un impiegato statale, fosse ben maggiore di tasse evase per centinaia di miliardi delle vecchie lire.
È evidente che la sproporzione è sotto gli occhi di tutti: con la stessa fermezza, con cui si intende colpire i fannulloni della P.A., arrivando finanche a minacciare di togliere loro il posto di lavoro, parimenti non si può depenalizzare chi, sistematicamente, sottrae ingenti risorse all’Erario, causando un danno, che poi incide pesantemente sul famigerato rapporto debito/PIL, di cui il Paese dovrà rendere conto agli Ispettori dell’Ue, nel prossimo mese di marzo.
Peraltro, c’è un aspetto politico inquietante: è ovvio a tutti che quella norma è stata concordata fra Berlusconi e Renzi, anche se entrambi i protagonisti negheranno reiteratamente e, di fronte all’evidenza dei fatti, il buon Premier ritirerà il codicillo incriminato, in quanto naturalmente immorale, tanto più in una fase storica nella quale i reati di evasione fiscale andrebbero perseguiti con maggiore determinazione e non destinati, invece, alla depenalizzazione.
Il Patto del Nazareno – dobbiamo arguire – ha, quindi, prodotto le prime conseguenze immediate sul piano personale per Berlusconi: la promessa di restituzione dell’agibilità politica al Cavaliere trova la sua concreta realizzazione in quel comma, proditoriamente, inserito in un testo di legge, che certo pochissimi Italiani si sarebbero preoccupati di andare a leggere, visto che il condono è stato varato nel giorno della vigilia di Natale, quando finanche i giornalisti e gli opinion makers più attenti erano intenti a consumare le gioie del pranzo natalizio.
Un atteggiamento, quindi, deplorevole per davvero, perché destinato a segnare una svolta nel complesso percorso istituzionale del Governo Renzi, che, mentre per un verso proclama guerre sante contro fraudolenti ed infedeli dipendenti dello Stato, per altro verso consente non solo a Berlusconi, ma a molti altri imprenditori nelle sue medesime condizioni, di non pagare le tasse e di cavarsela, unicamente, con provvedimenti di natura amministrativa, in virtù appunto di una depenalizzazione tanta infausta, quanto inattesa.
Forse, è ora che gli italiani aprano gli occhi e che verifichino con attenzione le regalìe, che l’Esecutivo può offrire a questo o a quel gruppo di potere, capace di ottenere – alla vigilia del Natale 2014 – un dono così ingente, quale può essere l’eliminazione dal Codice Penale di un’invisa fattispecie di reato entro determinati limiti finanziari.
Certo è che è giunto il momento che il Patto del Nazareno venga reso pubblico in tutta la sua complessità ed ampiezza, perché non si può continuare a parlare solo di revisione della legge elettorale e di riforma della Costituzione, quando gli interessi in gioco – anche legittimi, almeno sul piano teorico – sono ben altri e toccano, innanzitutto, le tasche degli Italiani, almeno di quelli – lavoratori dipendenti ed autonomi – che pagano, regolarmente, le tasse e che non hanno goduto, finora, di condoni o depenalizzazioni, tanto subitanei, quanto sospetti.