Il discorso di Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, dello scorso 23 settembre, sullo stato dell’Unione Europea ha trattato di molti temi importanti, quali il multilateralismo, la societa’ aperta e di economia sociale di mercato. Questi temi argomenti sono imprescindibili a garantire all’Unione dei prossimi anni protezione e stabilita’oltre che benessere e progresso. La leader tedesca ha richiamato quindi alle norme antirazziste, cui e’ strettamente collegato il problema migratorio.
Ha quindi auspicato il superamento del Trattato di Dublino, secondo il quale i Paesi di fatto piu’ soggetti al fenomeno degli sbarchi dovrebbero farsi carico di ospitare e nel caso di ricollocare o respingere i non aventi diritto. Ella ha inoltre parlato di multilateralismo nel senso che i Paesi Europei, pur non ripudiando il Patto Atlantico (Nato), non devono precludersi la strada di allacciare rapporti economici strategici con altre nazioni , come la Cina; cio’ perche’ all’indomani della globalizzazione e dell’aumentata competitivita’ non si perdano occasioni di miglioramento economico. E questo concetto di cooperazione globale diviene molto attuale dal momento che tutto il mondo e’ attanagliato da una pandemia da cui e’ difficile uscire e probabilmente fara’ comodo a tutti avere un vaccino a disposizione per combattere il terribile virus.
Ma a fronte di decisioni urgenti e poco procrastinabili per l’Unione Europea vi e’una regola vigente nei trattati che fa da ostacolo: e’ il criterio dell’unanimita’ che vincola ogni decisione al parere positivo di tutti i Paesi membri; e per un’Unione che si compone di 28 Stati non e’ facile raggiungerla, specie sugli argomenti spinosi che toccano gli interessi delle singole Nazioni. Per cui succede che ai paesi cosiddetti frugali (i Nordici), quelli meno colpiti dalle conseguenze della pandemia, puo’ non far comodo favorire con flussi finanziari cospicui quelli piu’ colpiti, quali Italia, Francia, Spagna,ecc. Oppure che i Paesi aderenti a patto di Visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca) oltre ad Austria e Slovenia non acconsentano ad una redistribuzione automatica dei flussi migratori.
Pertanto accade che se le democrazia nazionale e’ esposta al pericolo della tirannia delle maggioranze, un’istituzione sovranazionale quale l’Unione Europea puo’ incappare nell’eccesso opposto, cioe’ finire soffocata dalla tirannia delle minoranze. Difatti persistendo il criterio dell’unanimita’e’ difficile che si arrivi a deliberare in merito alle questioni, con la pericolosa risultante di un blocco dell’attivita’ politica dell’Unione. In tale contesto sguazzano i sovranisti che con i loro veti aumentano il consenso all’interno dei loro Paesi ed hanno la possibilita’ di fermare le decisioni comunitarie che arrecano loro pregiudizio.