Il profilo di Giovanni Lo Porto, portatore di pace

Giovanni Lo Porto era stato rapito da Al Qaeda il 19 gennaio 2012 a Multan, in Pakistan. Insieme a lui era stato sequestrato anche il tedescoBernd Muehlenbeck che è stato poi liberato. Nato a Palermo era project manager per Welthungerhilfe, una ong tesesca che si occupa di cooperazione internazionale. Secondo alcuni testimoni, era stato rapito mentre si trovava nel suo ufficio, in una zona della città dichiarata sicura. Era poi emerso che i sequestratori avevano costretto i due cooperanti a indossare il Salwar Kamiz, l’abito tipico pakistano e per poi portarli via. Al tempo del rapimento aveva 36 anni, e aveva alle spalle una lunga carriera nella cooperazione internazionale. Il suo curriculum su Linkedin rivela che si è laureato nel 2007 in Psicologia alla Thames Valley University e nel 2010 alla London Metropolitan University, specializzandosi nella gestione dei conflitti. Prima di arrivare in Pakistan aveva collaborato con l’Unicef in Africa per un programma di prevenzione della malaria; ad Haiti dove ha portato aiuto alle popolazioni colpite dal terremoto. La sua esperienza alla Welthungerhilfe è iniziata nel 2011 e si era subito trasferito in Pakistan, dove lavorava per un progetto per la ricostruzione e il miglioramento dell’accesso all’acqua potabile. Lo Porto, fratello a Obama:”Grazie” . “Obama ha chiesto scusa? Grazie”. E’ la secca risposta alle parole del presidente Usa di uno dei fratelli di Giovanni Lo Porto, il cooperante italiano ucciso a gennaio in un raid statunitense al confine tra Afghanistan e Pakistan. Intanto il premier, Matteo Renzi, ha parlato con la madre della vittima: “Aveva la mia età”, ha detto il presidente del consiglio alla donna nel corso della telefonata.

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