“..Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale.” In questa terzina dalla fortissima intensità, tratta dal XVII canto del Paradiso, il sommo Poeta ci illustra le sensazioni e gli stati d’animo di chi è costretto a lasciare la propria casa per cercar “fortuna” altrove..
A distanza di settecento anni, queste frasi, macigni per chi ha vissuto una tale esperienza, sono tristemente attuali. Settembre, un po’ per tutti, è il mese delle ripartenze. Passata l’estate con la sua aria leggera e di spensieratezza reirrompe la vita con i suoi problemi e pensieri di tutti i giorni.Molti, troppi giovani, fanno i conti con una carenza endemica di lavoro, che al sud soffia come un vento fortissimo più che in qualsiasi luogo d’Italia. A malincuore, e con una valigia carica di una profonda tristezza e inquietudine, lasciano la terra tanto amata per luoghi estranei e spesso ostili.
In questo 2020, anno che si spera, non si ripeterà mai più per le condizioni del tutto eccezionali, tanti giovani hanno potuto far ritorno a casa, godendo di un periodo lavorativo nel proprio luogo d’origine impensabile fino a prima che il Covid-19 non stravolgesse la vita di tutti.
Il ritorno alla normalità ha comportato che le “risorse umane”, temporaneamente tornate nei luoghi d’origini, rientrino nelle sedi, per la stragrande maggioranza fuori regione. Il disagio, l’angoscia di chi aveva, anche se per poco, goduto di un periodo sereno e felice nel luogo natio, prepotentemente li riassale nella dura realtà quotidiana. L’impatto psicologico, spesso sottovalutato, di chi parte, è devastante. Quando si sradica un albero dalle proprie radici le conseguenze sono negative anche per il terreno circostante. Chi resta si sente privato di quella parte di socialità e di affetti che difficilmente verrà colmata. Un senso di vuoto, frustrazione, impotenza, si propaga in tutta la comunità che ne vive il dramma.
La gioventù che va via, con tutto il carico di entusiasmo, vitalità e forza delle idee, priva il territorio di origine di tali fattori di vita, di sviluppo e di progresso. La crescita simbiotica che tanto bene fa in un territorio, ha, nella maggior parte del sud, un arresto, con conseguenze che sono visibili da alcuni decenni, contribuendo pesantemente all’arretratezza sociale e culturale, in particolare delle aree interne. Il vero dramma sono le idee nuove che i giovani, partendo, portano via con sè…In un mondo migliore, si dovrebbe partire solo perché si ha piacere e non perché costretti! Suonano come una speranza, le parole dello scrittore L. Sepulvéda: “Viaggiare è camminare verso l’orizzonte, incontrare l’altro, conoscere, scoprire e tornare più ricchi di quando si era iniziato il cammino”. a cura di Marco Vitale.