Non passa giorno che le cronache nazionali, provinciali e locali non denuncino episodi di “malasanità” le cui cause sono innumerevoli e incontrollabili. Nella pagina degli “Interni” del quotidiano nazionale ”il Giornale” di qualche settimana fa dedicata al “Disastro Sanità”, nel sottotitolo di un articolo relativo ad alcune inchieste su un grande ospedale di Roma si sosteneva che gli episodi ivi narrati erano solo alcuni degli esempi della “tragica situazione italiana”. E tuttavia il Governo nella circostanza annunciava il taglio alla Sanità per il fondo sanitario nazionale di un altro miliardo per destinarlo al piano casa, che però non è più avvenuto.
E’ di qualche giorno,infatti, l’annuncio che la manovra al DEF sarà di 26,5 miliardi di euro, e che lo stanziamento alla sanità nel 2017 comunque, crescerà a 113 miliardi di euro, e conseguentemente i responsabili della sanità del nostro paese non potranno più giustificarsi , per le carenze che emergono, con le frasi di sempre: “vi è carenza di personale,” “non ci sono fondi sufficienti” “ la coperta della legge di Bilancio 2017 è molto corta”.
Orbene i fatti fanno temere che la situazione nella sanità davvero rischia di restare sempre tragica sul piano nazionale, mentre per noi in Campania la situazione potrà apparire ancora più grave in considerazione di quanto accade nelle nostre realtà provinciali. In Irpinia si annunciano tagli nei nostri ospedali, come emerge dagli atti aziendali dell’ASL n.1 e dell‘Ospedale Moscati di Avellino, che i rispettivi manager, di recente nomina, la dr.ssa Maria Morgante e il dr. Angelo Percopo, hanno consegnato alla Regione alla scadenza fissata del 30 settembre. I tagli annunciati, tuttavia, che nulla hanno a che vedere con il riparto del fondo sanitario nazionale, bensì sembrano attribuibili alla mancata o distorta attuazione del Regolamento approvato alla Conferenza Stato Regioni il 5 agosto 2014, che prevedeva per le regioni di adottare, entro il 31 dicembre 2014, un provvedimento generale di programmazione per fissare la propria dotazione dei posti letto ospedalieri accreditati ed effettivamente a carico del Servizio sanitario regionale ad un livello non superiore al parametro nazionale con provvedimenti attuativi, nel corso del triennio 2014-2016. Le disfunzioni del sistema sanitario irpino, purtroppo, continuano ad affliggere i cittadini, e sembra che siano destinate ad aumentare. Tanto è confermato dagli annunciati tagli nell’organizzazione ospedaliera Irpina dai managers Morgante e Percopo che segnalano la necessità dell’abolizione di 16 unità complesse (U.O.C.) nei tre ospedali di base Ariano, S.Angelo dei Lombardi e Solofra, con il conseguente declassamento a Unità semplici (U.O.S), e un taglio complessivo di 28 primari. Mentre il sindacato ospedaliero agli inizi di ottobre segnala altri problemi, tra cui oltre 200 avvisi di mobilità nel settore privato (quasi in tutte le cliniche della provincia). Naturali e comprensibili, pertanto, le conseguenti proteste dei sindaci dei Comuni, dove insistono le strutture ospedaliere interessate ( l’ospedale “Landolfi” di Solofra e il “Frangipane” di Ariano). Il Consiglio comunale di Ariano Irpino in una recente seduta consiliare aperta, dedicata alla assistenza sanitaria e ospedaliera della Provincia, alla quale erano presenti il presidente dell’Ordine dei Medici Rosato, ex Manager dell’AO Moscati di Avellino, e numerosi sindaci e consiglieri comunali di altri altri comuni Irpini e rappresentanti di associazioni di volontariato e del Tribunale del Malato, ha sollecitato una revisione del Piano Regionale di Programmazione della rete Ospedaliera, redatto a suo tempo dal Commissario governativo alla sanità Polimeni, al quale purtroppo si ispirano completamente gli atti aziendali dei nuovi Manager della Sanità dell’Irpinia, e che non ha ancora ricevuto il nulla osta del Ministero della Sanità e del Ministero dell’Economia.
Il piano Polimeni prevede : un DEA nella AO Moscati di Avellino, 3 Pronto Soccorso in provincia di Avellino, l’Ospedale di Solofra, l’Ospedale di Ariano Irpino, l’Ospedale di S. Angelo dei Lombardi, e la struttura privata accredidata Montevergine di Avellino, dotata di cardiochirurgia e cardiologia interventistica inserita nella rete cardiologica, lo stabilimento di Bisaccia, già convertito in struttura territoriale, con la presenza di letti di ospedale di comunità, di uno o più moduli di RSA, un Hospice e attività chirurgica ambulatoriale.
Orbene è evidente che le autorità comunali, interessate, sindacati e cittadini, più o meno organizzati, la categoria dei Medici e i sindacati sanitari evidenziano la necessità di una presa di posizione seria delle istituzioni e della politica che fino ad ora sembra sia stata completamente assente, consentendo che il destino dell’assistenza sanitaria irpina e quella regionale venisse affidato sostanzialmente ad un atto monocratico di un commissario governativo, che pur essendo già datato, non sembra sia stato testato per valutarne l’efficacia a rapportarsi ai contesti sociali in cui lo stesso è destinato ad attuarsi. Una situazione come questa non è incoraggiante per la comunità irpina che attende molto di più per la salute dei suoi cittadini.
Antonio Battista (Irpinia Insieme)