Come hanno appreso in tanti sui media, venerdì 1 giugno il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto ha rassegnato ufficialmente le proprie dimissioni dall’incarico. Ma come è arrivato l’uomo di televisione a prendere una decisione tanto radicale? Ricostruiamo le tappe che lo hanno portato sino a questo punto.
Campo Dall’Orto ha assunto l’incarico il 6 agosto 2015, dopo la riforma della televisione pubblica, che ha assegnato poteri molto ampi al direttore generale, in particolare nominare direttori di rete, di testata e dirigenti fino alla seconda fascia, nonché firmare in autonomia contratti fino a dieci milioni di euro. L’uomo era uno storico sostenitore di Matteo Renzi, infatti ha partecipato sin dal 2011 all’ormai tradizionale convegno renziano “La Leopolda”.
Il rapporto tra i due si è incrinato dopo il referendum del 4 dicembre, poiché Renzi gli ha imputato lo scarso supporto della tv pubblica a questa causa a cui teneva tantissimo, come il mancato blocco sull’inchiesta di Report relativa al quotidiano L’Unità, che si soffermava sui benefici tratti dalla nuova proprietà, cioè la Pessina Costruzioni Srl, negli appalti per la costruzione di casi per gli addetti dell’Eni in Kazakistan. I consiglieri in quota renziana si sono mossi in ogni modo per evitare la messa in onda di tale girato ma senza successo, ciò ha imbarazzato oltremodo i vertici del PD. Ma la situazione più sgradita all’ex premier è stata la gestione di Raitre, in cui volti simbolo della vecchia sinistra piddina hanno avuto addirittura maggiore spazio, ad esempio Bianca Berlinguer è sbarcata in prima serata, mentre Lucia Annunziata è stata riconfermata.
Altre grane per Campo Dall’Orto sono state le contestate assunzioni di circa 20 esterni persino dall’Autorità anticorruzione, le diversità di vedute sul piano di produzione tra lui e il Cda, infine i conti pompati dal canone in bolletta. Un’altra tegola è stata per lui il mancato stravolgimento di alcune situazioni stagnanti da anni, una su tutte quelle delle testate giornalistiche. Per queste ultime era stato redatto un piano di riorganizzazione, bocciato sia quando è stato proposto da Carlo Verdelli, ex direttore editoriale dell’offerta informativa, il quale si è dimesso dopo questo diniego, sia quando l’ha preparato il dg stesso.
Con tutte queste problematiche affrontate, in ogni caso, Campo Dall’Orto esce di scena in maniera decisamente signorile; infatti ha deciso di rinunciare alla sua buonuscita. L’uomo ha assunto questa decisione anche perché si mormora che sia pronto per lui un nuovo incarico da settembre, forse nel Regno Unito.
In conclusione, questa vicenda porta tutti noi a una sola considerazione sulla gestione dell’azienda radiotelevisiva di Stato, cioè i politici spesso si intromettono nella sua gestione, pur non essendo per nulla competenti del campo in diversi casi. Alla fine ognuno dovrebbe occuparsi del settore di propria competenza, quindi si spera che il nuovo direttore generale sia perlomeno una persona competente in materia.