Continua il braccio di ferro dei due leader di governo con Bruxelles per la presentazione di un piano economico che sia compatibile col forte disavanzo che l’Italia continua a produrre e che non riesce a ridurre da anni. Sia Di Maio che Salvini mantengono un atteggiamento ‘aggressivo’ nei confronti dell’UE, quasi a voler incolpare la massima istituzione europea del deficit italiano.
MANOVRA, SALVINI ATTACCA JUNKER: Manovra: “PARLO SOLO CON LE PERSONE SOBRIE CHE NON BARCOLLANO.”
Si tratta senza dubbio di una dichiarazione poco felice del vicepremier leghista: il presidente della Commissione europea si e’ mostrato claudicante al vertice Nato del luglio scorso in quanto ha problemi di deambulazione in seguito ad un grave incidente stradale del 1989 che gli ha causato uno stato di coma e sei mesi di sedia a rotelle.
Di Maio dal canto suo, continua a difendere e sostenere il reddito di cittadinanza, mostrando spesso qualche debolezza, frutto di una mancata esperienza nel settore economico. Una misura, quella del reddito di cittadinanza, considerata da molti esperti come un momentaneo supporto assistenziale, piuttosto che un investimento di crescita futura.
Il team di governo si sta adoperando per limare quelle spese che possano ridurre il rapporto deficit/pil sotto il 2% mantenendo tuttavia l’asticella al 2,4% al primo anno (Non dimentichiamo che lo stesso Renzi nel luglio del 2017 avrebbe voluto un deficit del 2,9%). La Commissione Europea si pronuncerà tra una ventina di giorni e a fine mese scaturirà anche il giudizio delle agenzie di rating rispetto sui nostri titoli.
Movimento 5 Stelle e Lega: tra populismo e dati di fatto.
Il boom registrato dai due partiti di governo alle elezioni del 4 marzo e’ il risultato di un travaso di voti di elettori stanchi o insoddisfatti dei due partiti tradizionali, come PD e Forza Italia che hanno accusato le maggiori perdite. A grandi linee, un certo elettorato di centro sinistra ha sposato la linea dei Cinquestelle, mentre quello di centro destra si è indirizzato sulla ‘nuova’ Lega nazionale di Salvini.
In buona sostanza i due partiti di maggioranza hanno raccolto l’adesione e la fiducia, sarebbe più giusto parlare di speranza, di una fetta di cittadini stanchi di veder cincischiare un governo PD sui problemi reali e quotidiani, quali l’immigrazione, la mancanza di lavoro o l’ordine pubblico.
Ma oggi l’interrogativo che dobbiamo porci e’ il seguente: siamo sicuri che la coppia giallo-verde ora al governo stia interpretando i bisogni reali della gente che li ha votati? Il Movimento Cinquestelle dalla sua nascita ha attirato le simpatie del popolo stanco delle ingiustizie sociali e delle ruberie di Stato ed ha visto nei suoi rappresentanti gli interpreti di un nuovo corso, fatto di onestà, abbattimento di privilegi e lotta alla corruzione.
Buona parte degli elettori della Lega hanno riposto fiducia in Salvini come portatore di istanze a favore di ordine pubblico e sicurezza. Il leader leghista ha cavalcato alla perfezione lo scontento provocato da un’ immigrazione selvaggia e disordinata, che ha creato non pochi disagi alla nazione. Ma bisogna dire che riguardo a tale problema e‘ mancato l’intervento politico e la disciplina dell’ Unione Europea, piu’ che del governo italiano.
Salvini e Di Maio, hanno rispettato le aspettative?
In realtà negli ultimi mesi i Cinquestelle hanno perso di vista la battaglia contro i privilegi o la lotta alla corruzione, favorendo un reddito di cittadinanza, che, per quanto possa risultare una buona idea, se non supportata al meglio potrebbe risultare una misura assistenziale fine solo a se stessa.
Se pensiamo che la corruzione in Italia, che comprende sprechi ed evasione fiscale, incide per oltre 100 Miliardi di euro di perdite all’anno si sarebbe potuto fare molto di più: ebbene, con un recupero anche parziale, si potrebbe realizzare un budget tale da creare occupazione e tanto altro! Gli elettori pentastellati si attendevano un maggiore impegno sotto questo profilo, ma ad oggi, così non è stato.
Quanto alla Lega, finora ha emanato un decreto sicurezza che penalizza l’ingresso e la permanenza degli immigrati per ideali che, visti i suoi contenuti, si identificano con difesa della razza e xenofobia; Salvini sta inoltre perseguendo tenacemente l’abolizione della legge Fornero pur consapevole che il sistema Inps potrebbe non sostenere l’improvviso cambiamento.
I populisti sono per definizione coloro che fanno apparire soluzioni facili per problemi difficili e complessi; i due vice premier si avvicinano molto a questo identikit. Secondo gli esperti, Salvini e Di Maio puntano ad una crescita continua nei consensi, quantomeno fino a maggio 2019, data delle elezioni europee. Riuscire ad entrare nel tessuto centrale del potere, magari alleandosi con altri partiti considerati ‘populisti’, potrebbe essere la chiave più o meno moderata e accettabile, per cambiare definitivamente l’Europa. Staremo a vedere cosa accadrà nei prossimi mesi.