Dal giorno della tragedia scaturita dal crollo del ponte Morandi si susseguono incessantemente dibattiti e forum sull’individuazione di cause e responsabilita’ dell’accaduto. Dal lato tecnico si ipotizza il cedimento strutturale a causa dello rottura di uno strallo o anche il concorso di piu’ elementi che hanno portato al collasso della megastruttura.
Il vicepremier Di Maio, spalleggiato da Toninelli, ministro delle Infrastrutture, insiste sulla revoca della concessione ad Autostrade spa. Egli appare molto determinato, mentre il suo omologo Salvini e’ piu’ attendista e possibilista su una diversa soluzione della vicenda; questi fa capire piu’ di puntare su una cospicua azione di risarcimento da parte della societa’ autostradale, sia in termini di ricostruzione dell’opera, che di risarcimento morale e materiale ai familiari delle vittime e alle esigenze degli sfollati.
Ci sembra invece che il ministro napoletano incarni quell’atteggiamento di giustizialismo che non e’ il piu’ adatto e consono in quanto acuisce la rabbia dei cittadini e dispone alla belligeranza “i poteri forti” che finora avrebbero comandato in Italia e sarebbero graditi in Europa. Difatti gia’ si paventa, come denuncia Giorgetti, consigliere economico della Lega, un attacco speculativo contro l’Italia con il fine di destabilizzare il Governo e far cadere l’esecutivo giallo-verde.
Cio’ non significa che bisogna rinunciare ad agire, ma per incidere senza provocare l’oscillazione dei mercati sarebbe opportuna una condotta piu’ scientifica e meno emotiva. Difatti Salvini ancora una volta dimostra piu’ tatto ed esperienza, in quanto ai proclami di guerra e agli annunci roboanti alterna poi all’atto pratico saper fare e concretezza. Se il pressapochismo e la superficialita’ di Autostrade spa son frutto di decenni di gestione non proprio inappuntabile, vi e‘stato anche mancato controllo da parte dello Stato che a mezzo di ispettori ministeriali doveva vigilare.
Del resto lo ha denunciato anche il commissario Raffaele Cantone in una recente intervista alla Stampa. Lo Stato non puo’ considerarsi immune da responsabilita’: se Autostrade doveva intervenire con la manutenzione il Ministero doveva vigilare sulla puntualita’ ed efficacia della stessa. Invece e’ successo che per incuria lo Stato si e’ affidato totalmente al gestore. Autostrade ha incassato profitti da favola, la sua rete viaria e‘ considerata una gallina dalle uova d’oro per gli incassi dei pedaggi, ma gli interventi manutentivi non sono risultati altrettanto puntuali e meticolosi.
Si parla ora di nazionalizzazione o passaggio all’Anas (si ventila anche l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti), ma non ci si puo’ aspettare che, dall’oggi al domani, funzioni tutto a perfezione, come d’incanto. Le strade e i ponti gestiti da Anas sono tutt’altro che impeccabili; qualche esempio: il ponte crollato nell’agrigentino a fine 2015 pchi giorni dopo l’inaugurazione! Oppure i quattro anni trascorsi senza la riapertura della strada a Licata a seguito del crollo di un viadotto. L’impulsivo De Maio non puo’ pensare di raddrizzare le tante procedure imperfette e farraginose con i colpi d’scia, altrimenti pecca di ingenuita’ e pressapochismo egli stesso.
Altra piaga che si registra in Italia quando succede una tragedia e’ la fuga dalle responsabilita’. Il Procuratore di Genova ad oggi non ha emesso alcun avviso di garanzia; ci vorranno anni per attribuire delle colpe, vista la lentezza della giustizia nostrana. E intanto la pressione mediatica si sara’ allentata e l’opinione pubblica sara’ distratta da altri avvenimenti