Salute – La celiachia è un’intolleranza immuno-mediata al glutine, proteina presente nell’orzo, segale e frumento, secondo lo studio di un gruppo di ricercatori australiani e britannici, è stata ritrovata una proteina responsabile dell’intolleranza, grazie a questa importante scoperta è stato possibile creare un nuovo vaccino che permetterà di diminuire gli effetti collaterali dell’intolleranza. I malati di celiachia sono spesso in aumento, ed è stato questo aumento di casi, che ha permesso l’attenzione della ricerca scientifica su questo fenomeno.
Ecco cosa dice la ricerca sull’infezione virale asintomatica
Dalla ricerca condotta sui topi ne è emerso un’ infezione virale asintomatica ovvero secondo i ricercatori potrebbe giocare un ruolo nel facilitare lo sviluppo della celiachia. “Tali infezioni raramente causano una malattia”. Come prevedibile, i due virus provocavano una risposta immunitaria, tuttavia uno dei due (il T1L) scatenava una reazione più violenta quando l’infezione avveniva in presenza di glutine o ovalbumina. Questi indizi messi insieme suggeriscono che l’infezione da reovirus potrebbe lasciare un segno indelebile nel sistema immunitario, aprendo la strada ad una risposta autoimmunitaria al glutine.
Le manifestazioni della celiachia possono essere diverse da individuo a individuo (crampi addominali, diarrea, dimagrimento ma anche sintomi extraintestinali), ma l’unica terapia per tutti è praticare una dieta ferrea senza glutine. Uno studio del 2011 aveva riscontrato nell’intestino di pazienti celiaci valori di IL-15, una particolare molecola infiammatoria, molto più elevati di quelli di persone sane, ipotizzando che potesse essere un fattore scatenante.
La riflessione dei ricercatori sul virus che scatenerebbe la celiachia
“La ricerca dimostra in modo chiaro che un virus che non è clinicamente sintomatico può comunque arrecare danni al nostro sistema immunitario“, dichiara Bana Jabri, professoressa presso il Dipartimento di Medicina e Pediatria e direttrice di ricerca al Centro della malattia celiaca dell’Università di Chicago, “e preparare il terreno per una malattia autoimmune, e per la celiachia in particolare”. Lavorando su topi che presentano una anomalia genetica molto simile alla celiachia umana, i ricercatori hanno verificato le conseguenze dell’infezione utilizzando due differenti ceppi di reovirus: uno wild type (la forma naturale) e uno ingegnerizzato per avere un’interazione leggermente differente con il sistema immunitario.
Nella seconda fase della sperimentazione hanno analizzato il sangue di alcuni volontari, determinando che in quello dei celiaci era presente una quantità superiore di anticorpi che si generano come reazione ai reovirus.
Questa ricerca getterebbe le basi per un vaccino preventivo da somministrare a bambini ad alto rischio di celiachia. “Ecco perché crediamo che una volta che avremo effettuato più indagini potremo pensare di vaccinare bambini ad alto rischio di sviluppo di celiachia“.