La calvizie tra gli inestetismi estetici è senza dubbio quello che segna maggiormente sul piano psicologico. Colpisce prevalentemente gli uomini, nell’ordine del 80% rispetto al 20% delle donne.
L’alopecia androgenetica è la calvizie più diffusa al mondo, come è facile intuire dalla parola stessa, si tratta di una calvizie di tipo genetico, ovvero, una volta iniziato il processo di miniaturizzazione del follicolo pilifero, si concluderà con la testa calva.
Volgarmente detta anche perdita dei capelli, la calvizie può colpire fin dalla giovane età, solitamente attorno ai 17 anni possono manifestarsi i primi segnali di capello “malato”. La calvizie non può essere fermata in maniera definitiva, tuttavia esistono dei farmaci in grado di rallentarne la caduta. Il più conosciuto è la finasteride, un farmaco inibitore dell’enzima 5-alfa reduttasi di tipo II, un enzima espresso in diversi tessuti che converte il testosterone nello steroide androgenico più attivo diidrotestosterone (DHT). L’inibizione di tale enzima riduce perciò i livelli di DHT. Esistono inoltre diversi cosmetici che possono simulare il classico effetto rasato, andando a mascherare le zone calve o con pochi capelli. Alzando notevolmente il budget la strada più efficace per combattere la calvizia resta il trapianto dei capelli.
Arriva l’ennesima speranza contro la caduta dei capelli?
La scoperta in realtà arriva per caso. Gli scienziati della Manchester University durante la sperimentazione di un vecchio farmaco (la ciclosporina A) utilizzato per la cura dell’osteoporosi, hanno individuato un particolare principio attivo con una straordinaria capacità di attivare i follicoli e stimolarne la ri-crescita, quantomeno in laboratorio. Il principio attivo contiene infatti un componente che agisce su una proteina che ostacola la crescita dei capelli e gioca un ruolo decisivo nella calvizie. Secondo il responsabile del progetto, Nathan Hawkshaw, il farmaco “potrebbe davvero fare la differenza per chi perdi i capelli”.