Avellino – Qualche tempo fa il Presidente della Provincia ha lanciato uno scoop, quello di realizzare un traforo sotto il monte Partenio per il collegamento della Valle Caudina con il Capoluogo. In realta’ si tratta di un progetto che prevede un percorso di quattro chilometri sotto terra che comporterebbe lo sventramento della montagna sacra della Madonna Bruna con un preventivo di spesa di cento milioni di euro.
Il sindaco di Avellino Gianluca Festa ha nei giorni scorsi lanciato l’idea di vendere l’edificio del Comune con la prospettiva di realizzare otto milioni di euro e poter far fronte al bilancio deficitario dei conti pubblici. In altra occasione egli ha manifestato il proposito di abbattere il palazzo di Giustizia per fare spazio a giardini pubblici.
Le suddette idee hanno provocato piu’ scetticismo che entusiasmo nell’opinione pubblica e ne comprendiamo il perche’. Nel primo caso si tratta di un’opera faraonica e di dubbia necessita’: ricordiamo che risale a circa venti anni fa il progetto di un asse viario di collegamento della valle Caudina con Pianodardine che, pur essendo in corso di realizzazione soffre tuttora di lenti stati di avanzamento a causa di alterne tranche di pagamento.
Le proposte di vendere la sede comunale ed abbattere il tribunale lasciano quantomeno perplessi. Quanto al municipio si tratta di un edificio risalente ai primi anni duemila, concepito e progettato per dotare il Capoluogo di una sede degna e centrale, essendo ubicata nel centro storico, zona che si vuol far tornare il cuore pulsante della citta’. Oltretutto quale altro fabbricato per la sua capienza e dotazione di infrastrutture (vedi parcheggi) ospiterebbe in modo idoneo i circa cinquecento dipendenti che vi prestano servizio? Non certo l’angusta sede del Giudice di pace, cioe’ Palazzo de Peruta che, recando ancora la scritta Comune di Avellino, pure conserva il fascino di sede storica.
Ma siamo nel campo delle suggestioni che ci farebbero ignorare la praticita’ di avere in un unico complesso tutti le mansioni a servizio del cittadino. In caso contrario una sede ristretta avrebbe bisogno di una serie di dependance allocate in vari punti della citta’, che manderebbero in confusione e disagio l’intera cittadinanza. E farebbe venir meno il concetto di smart city, su cui si imperniano i buoni propositi e le promesse alla collettivita’. Le citta’ del futuro devono tendere alla semplificazioni burocratiche, evitando inutili spostamenti di uomini e mezzi, peraltro dannosi all’ambiente.
L’altra idea, quella di abbattere il tribunale trasferendone le funzioni nell’ex ospedale di viale Italia, non sembra migliore. A dire il vero da anni gli operatori di giustizia, in primis gli avvocati, lamentano la stato d’uso non ottimale della struttura ubicata in piazza d’Armi e che accorpa la quasi totalita’ degli uffici giudiziari, tranne l’Unep dislocato a pochi metri e l’ufficio del Giudice di Pace sito nell’adiacente via Mancini. Ricordiamo che il Palazzo di Giustizia, anch’esso concepito e progettato per tale funzione, e’ stato edificato negli anni settanta per cui avra’ pure bisogno di una ristrutturazione, ma abbatterlo per farlo ex novo da un’altra parte o ristrutturare ad hoc altro edificio vetusto, e’ un lusso che tra l’altro le finanze del Comune capoluogo non possono permettersi. Insomma viste le idee manifestate possiamo dire che agli amministratori locali piace tanto giocare a Risiko e Monopoli!