Allevamenti si, ma con limite all’uso di antibiotici

Gli antibiotici sono farmaci che mirano ad eliminare o inibire la crescita dei batteri. Negli ultimi sessanta anni hanno consentito di salvare milioni di vite umane ed animali.

Ma un uso indiscriminato di tali farmaci ha delle controindicazioni, primo tra tutte l’antibiotico resistenza, che accade quando i batteri si adattano e riescono a neutralizzare il farmaco, resistendovi. Come si puo’ ovviare a questa pericolosa tendenza che, se favorita, potrebbe diventare la prima causa di mortalita’, piu’dei tumori? Si stima che oggi in Europa si verifichino 23mila morti all’anno e 700mila nel mondo a causa dell’antibiotico resistenza.

Anzitutto gli allevatori devono prenderne coscienza,poiche’ l’abuso di tali farmaci sugli animali puo’ trasmettere in breve tempo i suoi effetti sugli uomini. Pertanto bisogna limitarne l’uso solo alle necessita’, cioe’ quando intervengano malattie che colpiscano gli animali. Fino al 2006 vigeva l’uso costante degli antibiotici per favorire la crescita degli animali. L’obiettivo oggi e’ quello di far ricorso a tali farmaci solo in caso di necessita’. E dato che l’Italia e’ la terza nazione in Europa in ordine di conferimento di antibiotici in allevamento, numerose associazioni ambientaliste e anche sindacali(tra cui Legambiente, Greenpeace Italia, Slow Food, Wwf, Movimento del Cittadino,Cgil, Arci, Libera), si sono mobilitate per favorire l’intervento governativoe ridurne il consumo.

In concreto, che si puo’ fare? Ad esempio tracciare i prodotti che seguano certe linee di allevamento applicando il marchio “senza antibiotici” differenziandole da quelle che non sono in grado di certificarlo. Installare telecamere all’interno degli allevamenti che possano rivelare le condizioni di crescita degli animali stessi, ad esempio che possa distinguere le galline allevate a terra,affinche’ il consumatore possa operare una scelta informata e consapevole. Vietare l’uso di certe pratiche, come l’utilizzo di mangime con OGM, oppure favorire il cruelty free, cioe’ senza produrre sofferenze agli animali durante il ciclo di lavorazione, o lo stordimento degli stessi prima della macellazione. Bandire inoltre la produzione di oggetti, nell’abbigliamento o nel tessile casa, che adottino l’uso di piume d’oca o anatra il cui utilizzo comporta dolore per l’animale, come il taglio della coda per le pecore o l’asportazione di cute senza anestesia.

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