Afghanistan, venti anni spesi male. Le responsabilità di Usa e Nato

Ed ora il ritorno all’inferno

Afghanistan, un doloroso ritorno indietro nel tempo. Era l’anno 2001: a seguito dell’attentato alle torri gemelle gli Usa decisero di insediarsi in Afghanistan sbaragliando l’esercito dei Talebani e dare una sonora lezione ad Al Qaeda. Questa è la motivazione fornita da Biden per cercare di sottrarsi all’ondata di critiche sollevatasi contro di lui a seguito dell’abbandono e della repentina invasione dei Talebani a Herat e Kabul.

Oggi la situazione sta precipitando: nonostante i buoni propositi dei talebani di non attuare violenze e di collaborare per la formazione di un governo pacifico, di fatto il capo della polizia è stato giustiziato. Il comandante Hji Mullah Achakzai, che aveva strenuamente difeso la nazione e perseguito le nefandezze dei talebani è stato catturato ed eliminato. Tutte le personalità civili afghane (politici, giornalisti, attivisti per la libertà) sono ricercate casa per casa dai talebani che vogliono in tal modo disfarsi di coloro che non si piegano al loro potere. E l’accanimento cresce contro le donne che non sono ben viste in ruoli diversi da quelli tradizionali di mogli e allevatrici di figli. Nonostante ciò molte di esse, a differenza di venti anni fa, pur terrorizzate, scendono in piazza e manifestano a viso aperto contro il redivivo regime. A causa della fatwa instaurata dai Talebani sono state abolite ad Herat le classi miste perché, a loro dire, la frequentazione promiscua favorisce la degenerazione dei costumi nella società.

Intanto continuano non senza difficoltà gli imbarchi all’aeroporto di Kabul anche se secondo le fonti della Nato finora sono state evacuate 18mila persone. Ma trattasi di dipendenti delle ambasciate e delle organizzazioni internazionali; mentre per i civili la vita è più dura, con le banche chiuse, senza soldi né mezzi, per sfuggire alla cattura e alle rappresaglie molti tentano di espatriare per andare incontro a una speranza e a un futuro.

Sul fronte governativo locale, mentre il Presidente Ghani è fuggito quasi subito riparando in Qatar (stando alle voci portando con se un cospicuo tesoro in denaro) il mullah Baradar cofondatore e capo politico dei telebani è rientratoa Kabul; questi dovrà incontrarsi anche con Hamid Karzai ex presidente e Abdullah Abdullah rappresentante dei negoziati di pace. L’incontro servirà ad accordarsi sul nuovo governo da instaurare: ma nonostante i buoni propositi molti diffidano del loro operato!

Gli Usa si sono limitati fare da gendarme, hanno costruito poco o nulla

Ma poteva essere evitato tutto questo?  E cosa è stato fatto nei trascorsi venti anni? Certo, sebbene gli Usa avessero annunciato il ritiro delle truppe nel maggio scorso nulla faceva presagire una ritirata così inerme e una repentina presa di del potere da parte dei Talebani. Il Presidente Ghani ha riferito di non aver opposto resistenza per evitare spargimento di sangue, ma tutto fa pensare che ci sia stato un tacito accordo a questo trapasso che comunque sortirà a lungo effetti non indolori. Le giustificazioni di Biden non hanno convinto nessuno e le sue quotazioni in termini di prestigio internazionale sono crollate. E ci saranno riflessi anche sul ruolo della Nato in tutto il mondo occidentale.

Ma che ruolo hanno svolto gli Usa in Afghanistan negli ultimi venti anni? Possiamo dire che si sono limitati a fare da gendarme e che a parte il ruolo punitivo contro Al Qaeda con l’uccisione di Bin Laden, avvenuta peraltro in Pakistan, non hanno costruito nulla.. Gli Usa si sono limitati a “vigilare” l’operato di Karzai e company che comunque hanno fatto prioritariamente i loro interessi accrescendo potere e denaro. Non è migliorata la situazione economica della Nazione in quanto ora come allora ha la sua prima risorsa nella coltivazione e commercializzazione dell’oppio, non sono state impiantate infrastrutture o aziende per produzione di beni e non è diminuito il tasso di corruzione e malaffare. Non sono stati installati impianti per l’estrazione mineraria, come rame, zinco, litio oro, di cui il sottosuolo afgano è ricco e non sfruttato per almeno il trenta per cento del suo potenziale.

Questa missione è costata agli Usa quasi cento miliardi all’anno, probabilmente le autorità statunitensi si sono rese conto che le aspettative e la motivazione a continuare l’impresa sono venute meno, come aveva ritenuto anche il predecessore Trump.

Ma lasciare la situazione drammaticamente precaria costerà agli Usa in termini di credibilità ancora di più, tant’è che da più parti la si definisce come un nuovo Vietnam…

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