La crisi post Covid-19 sta penalizzando precari e piccole aziende

Dai dati Istat e della Confcommercio relativamente ai mesi di marzo e aprile scorsi si registra in Italia una perdita del Pil stimabile in ottanta miliardi di euro. Se scomponiamo questa cifra, 60 miliardi sono dati dal crollo dei consumi: piu’ in dettaglio il mancato introito e’ dovuto per ben 65 miliardi al mancato reddito dei cinque milioni di autonomi e cinque milioni di cassintegrati che, con i loro familiari ammontano a 14 milioni di soggetti colpiti direttamente dalla crisi. Diversa la situazione per i 42 milioni di lavoratori dipendenti, pensionati e loro familiari, che hanno percepito gli stessi redditi di prima, ma hanno avuto l’occasione, per il mancato accesso ai consumi, di risparmiare 47,5 miliardi, cioe’ 33 in piu’ del bimestre marzo-aprile 2019.

Questa duplice posizione si riscontra dai dati Bankitalia, rielaborati da Unimpresa, sui depositi bancari: difatti tra aprile 2019 e aprile 2020 essi sono cresciuti di 94,7 miliardi (+7,3%), con un’impennata di 40 miliardi nel primo quadrimestre del 2020.

Se pensiamo che, Covid-19 a parte, da un decennio a questa parte il debito privato e’ raddoppiato, si desume che due milioni di famiglie sono sovraindebitate ed altre cinque milioni sono a rischio. Per queste il rischio di cadere nella trappola dell’usura e’ alto e andrebbe evitato con una nuova “norma antisuicidi”, come quella varata nel 2012 all’indomani del crack finanziario mondiale.

Se passiamo a parlare delle imprese il dato e’ ancora piu’ allarmante: nel periodo che va dal 22 marzo al 22 maggio di quest’anno sono state cedute 250 societa’ alberghiere, 1060 della ristorazione e 1315 immobiliari. Essendo il periodo considerato l’occhio del ciclone cio’ puo’ trovare giustificazione nella necessita’ di realizzare unita al timore del futuro incerto; ma a chi sono state ceduti tali esercizi e a quale costo sono interrogativi che destano perplessita’.

I finanziamenti a pioggia finora hanno arrecato sollievo a molti, la cassa integrazione ha raggiunto il novanta per cento dei destinatari, mentre i bonus, anche se non sono apparsi tutti necessari, mirano a rimettere in moto interi settori commerciali e risollevare i consumi, ma la partita vera per l’Italia comincera’ quando dovranno essere impegnate le consistenti cifre che arriveranno dal Recovery Fund. E allora dovranno essere rispettate due regole fondamentali: sblocco dei cantieri sul modello Genova, quindi competenza massima e burocrazia ridotta, e nello stesso tempo capillare controllo nell’affidamento degli appalti, per non ripetere quegli errori che, nella prima fase dell’emergenza e per la foga di intervenire, hanno consentito a imprenditori improvvisati di gestire commesse milionarie.

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