Cambridge Analytica, anche Twitter accusata di aver venduto i dati degli utenti

Ance il social network Twitter ha ammesso di aver ceduto i dati pubblici degli utenti alla società GSR di Aleksander Kogan. Questi, ideatore dell’App “thisisyourdigitallife”, aveva già raccolto illecitamente i dati di 87 milioni di persone su Facebook e girati a Cambridge Analytica che, a sua volta, li ha venduti a scopi politici. Travolto dallo scandalo più di un mese fa Mark Zuckerberg, fondatore e  titolare del più grande social network al mondo (facebook) ha ammesso di non aver vigilato a sufficienza sulla questione. Dapprima si parlò di 50 milioni di persone spiate, numero che dopo analisi più accurate e’ salito invece ad 87 milioni.

Qualche correttivo nei giorni scorsi è stato apportato, anche se lo stesso Zuckerberg ha ammesso che ci vorranno anni per superare i problemi che comporta il suo social network. E’ stato corretto intanto il regolamento di acquisizione dei dati ed emanata un’informativa più vasta per far conoscere agli utenti il funzionamento del Social; inoltre sono state emanate delle restrizioni ai partner sull’utilizzo dei dati.

Ma i dati degli utenti sono stati venduti? Non direttamente da Facebook, ma Cambridge Analytica li ha acquisiti mediante test condotti su 320mila persone, dietro un corrispettivo che va dai due ai cinque dollari, test a cui si poteva accedere tramite le credenziali di Facebook: una volta acquisiti possono essere stati usati per fini propagandistici.

Per cui si pensa con una certa attendibilita’che siano stati usati per favorire l‘elezione di Trump alla Presidenza degli Stati Uniti e la vittoria del referendum sulla Brexit. In che modo? Una volta acquisiti, i dati degli utenti vengono elaborati per farsi un’idea delle preferenze e della mentalità delle persone che si vogliono raggiungere virtualmente. Una volta inquadrato il soggetto, si costruisce un target, quindi si va a proporre una bacheca che va a colpire l’interesse e le aspirazioni dello stesso rafforzandone le convinzioni, per cui tramite la rete si può sicuramente orientarne il pensiero. In effetti tale pratica può sicuramente spostare dei voti se si tratta di elezioni ed aiutare un candidato a vincere nei collegi ove lo scarto di voti e’ minimo. Gli utenti del web subiscono in tal modo una coercizione occulta mentre sono convinti di decidere  in autonomia delle sorti proprie e in direzione del bene comune.

I social network hanno dato finora a tutti l’impressione di essere una casa comune ove tutti potessero esprimere la propria opinione in libertà e ove ci fosse la possibiltà di allacciare tante amicizie. In cambio soltanto dell’iscrizione alla piattaforma, ma e’ proprio su quest’aspetto bisogna fare attenzione.  Pertanto d’ora in poi sara’ bene fornire ai social quanto meno dati e’ possibile e non mettere in piazza tutto quello che attiene alla sfera privata, in quanto, si e’ capito,  primi custodi della nostra privacy siamo noi, verso cui a parole diciamo di tenere tanto