MILANO – I poster di ‘Fuga da Alcatraz’ e ‘Le ali della libertà’ alle pareti e nel menù il caffè di Don Raffaé, boss in carcere reso famoso nella omonima canzone di Fabrizio De’ Andrè: c’è tutto questo InGalera, il ristorante gourmet aperto dal martedì alla domenica a pranzo e cena nel carcere di Bollate, nei pressi di Milano. Tutti possono andare, basta prenotare. A servire e cucinare sono gli stessi detenuti. Un caso più unico che raro tanto da essere finito sul New York Times e sulla Nbc.
Perché questa non è solo una esperienza diversa per i clienti, è un modo per chi deve scontare una pena di non avere un buco nero nel curriculum, anzi di arricchirlo. In questo modo è più facile trovare un lavoro una volta liberi. Non a caso nel carcere di Bollate – che al suo interno ha moltissime attività incluso un call center, una officina dove vengono ammodernate macchine professionali per il caffé – la percentuale di recidiva è del 17% contro il 68% di media nazionale. È “un’esperienza da estendere in altre carceri” secondo il ministro dell’Agricoltura italiano Maurizio Martina che oggi lo ha visitato insieme allo chef Carlo Cracco, che si è fermato a chiacchierare con i cuochi in cucina.
Uno show cooking in piena regola in cui oggi ha fatto lo spettatore (e anche l’assaggiatore). Anche se non erano concorrenti in gara a Masterchef la tensione sul volto Davide, Federico e Mirko (che compongono la brigata di cucina) era visibile mentre mangiava tartare di manzo con fragoline sotto spirito, pil pil di merluzzo e una spettacolare cheese cake soffiata. “Sono tutti promossi a pieni voti – li ha rassicurati -. Merita venire in questo posto perché c’è una qualità grandissima e si conosce una realtà diversa”.
Aprire il ristorante (unico per ora in Italia anche se inizia una sperimentazione a Torino ed è interessato anche il carcere genovese di Marassi) non è stato facile. Nel 2004 è nata la cooperativa sociale Abc catering, con impiegati i detenuti di Bollate. Poi grazie all’incontro con Pwc è nato il locale. “Nel primo anno abbiamo servito diecimila persone – ha dichiarato Silvia Polleri che è l’anima del progetto -. Speriamo di continuare così”.