Io sto con la sposa Cinema –Ha raggiunto quota 100.000 spettatori, continuando a far parlare ed incassare, è il film-documentario “Io sto con la sposa” , dei registi Khaled Soliman Al Nassiry, Antonio Augugliaro e Gabriele Del Grande, presentato fuori concorso il 4 settembre 2014 alla 71esima edizione del festival del cinema di Venezia. Si tratta di una produzione dal basso, ovvero sostenuta ed autofinanziata, scommessa da persone che hanno deciso di investire dando vita forse alla più grande operazione di crowdfunding del cinema italiano. Una pellicola che racconta l’inferno e descrive le tracce della morte, un racconto in presa diretta , una storia realmente accaduta tra Milano e Stoccolma tra il 14 e il 18 novembre 2013, una visione , un documentario nomade, una favola che mette in scena un matrimonio, un abito da sposa e i protagonisti, tra cui gli invitati in viaggio tra la Siria e Stoccolma.
Un viaggio che parla degli emigranti, i protagonisti di questa avventura sono infatti in fuga dalla guerra , siriani sopravvissuti, sbarcati a Lampedusa e intenzionati a raggiungere la Svezia, aiutati nell’impresa da un regista, un giornalista ed un poeta siriano-palestinese, aiutati perché nella vita bisogna scegliere da che parte stare, scegliere di sognare ed inseguire la meta. Per evitare di essere arrestati come contrabbandieri, fingono e mettono in scena un matrimonio, così camuffandosi, attraverseranno l’Europa in un viaggio di circa tremila chilometri. La pellicola è una vera e propria visione sui generis dell’Europa perché sottolinea e smonta la fortezza e le regole che la caratterizzano rispetto all’immigrazione, è un’opera emozionante e coraggiosa, perché descrive il drammatico vissuto della guerra ma descrive anche un’Europa e dei protagonisti liberi e solidali soprattutto.
Un film che sta facendo tanto discutere già da mesi e che continuerà a farlo, considerato che tra qualche giorno verrà proiettato anche in alcune scuole italiane e in altre città d’Italia, un documentario che convince e piace sin da subito, che riapre il tema ostico dell’accoglienza e dell’immigrazione. Tra i protagonisti colpisce Abdallah, un giovane siriano, salvatosi miracolosamente da un naufragio a largo della Sicilia, costato la vita a 26 persone, racconta dei cadaveri buttati in mare, quel mare che seppellisce vite umane.
Accanto alla morte e alla distruzione di vite c’è però anche la speranza, il coraggio di sognare, di prendere decisioni, affrettarsi, salvarsi, tutti elementi che rendono il documento una vera e propria poesia che tante persone hanno voluto rendere possibile finanziandone la produzione, un modo per alzare la voce e per rimanere vicini alle innumerevoli vittime del Mediterraneo.