Forse un giorno ci rideremo sopra, forse ci pentiremo, ma per ora accumuliamo “mi piace”, un po’ sarcastico e un po’ triste il sottofondo: siamo vittime dei social network e della solitudine.
Fare attenzione a come gestire il nostro tempo, le nostre relazioni, non essere ossessionati dalla notorietà o dalla possibilità di entrare a far parte di una cerchia cool di facebook, forse è questo che la saggezza dovrebbe suggerirci.
Eppure oggi non avere un social equivale ad essere uno sfigato, tutti cadiamo nella rete dell’immagine, non era meglio esserlo prima (sfigati), quando si studiava troppo o quando i nostri genitori semplicemente non compravano per noi delle scarpe alla moda?
Siamo tutti un po’ social-dipendenti, si perché anche i meno giovani ne fanno uso, i genitori quasi a voler conquistare l’amicizia dei propri figli. I rischi sono tanti, il più grande è quello di non essere o di non apparire dei rivoluzionari, ma delle persone fragili ed insicure. Considerazioni, che fanno emergere il grande bisogno che abbiamo di creare un’identità, riconosciuta ed apprezzata, il bisogno di raccontarci, di esprimere le nostre emozioni senza strutturare delle relazioni vere e proprie. Forse noi, un po’ più adulti, siamo corresponsabili in questa faccenda, si perché non sappiamo sostituirci al un pc, mostrando un modello pedagogico spesso perdente.