La felicità come il dolore può causare la «sindrome del cuore infranto»

Lo rivela un studio pubblicato sull'European Heart Journal, condotto su nove paesi tra cui l'Italia

La troppa felicità può uccidere? Paradossalmente secondo una ricerca si. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista European Heart Journal, secondo la quale i rischi di crepacuore, potrebbero essere riconducibili non solo ad eventi tristi ma anche a forti emozioni di felicità. E’ stata definita la sindrome di Takotsubo (trappola per polipo), che consiste in uno spasmo improvviso del ventricolo cardiaco sinistro che assume le sembianze della trappola per la pesca dei polipi, da qui lo stravagante nome.

Lo studio

Condotto su nove paesi tra cui l’Italia e coordinato da Jelena Ghadri del Policlinico Universitario di Zurigo. Gli scienziati hanno analizzato e studiato oltre 1700 casi d’infarto, ben oltre la metà di essi erano riconducibili a forti emozioni, derivanti da momenti di gioia. Tra le varie cause, primeggiano le emozioni istantanee, l’immensa gioia determinata magari da un gol della propria squadra di calcio, la nascita di un figlio o magari un anniversario.

Nei restanti pazienti le cause d’infarto sono state imputate ad eventi traumatici forti. come lutti, delusioni d’amore o perdita di lavoro. In realtà questa sindrome era già stata studiata in due momenti diversi, agli inizi del 1990 e nel 2011 dal cardiologo Christian Templin presso l’ospedale universitario di Zurigo (Svizzera). Secondo il dottor Templin servirebbero altre e meticolose ricerche per capire meglio i meccanismi base che accomunano le due tipologie d’infarto. “Crediamo – dice – che la Tts sia un classico esempio di malattia scatenata da feedback intrecciati, che coinvolge stimoli psicologici e fisici, il cervello e il sistema cardiovascolare. Forse gli eventi tristi della vita e quelli lieti, pur intrinsecamente distinti, percorrono circuiti comuni che possono sfociare nella sindrome”. Dichiara Templin. Insomma la cardiomiopatia da stress o sindrome di takotsubo, è un rischio a cui si sottopongono sia cuori tristi che felici. Dagli studi è emerso che le donne hanno una predisposizione maggiore a questo rischio. I prossimi studi dovranno servirsi di accurate risonanze magnetiche funzionali per studiare soprattutto le reazioni dell’amigdala o della corteccia prefrontale, che sono maggiormente implicate nell’elaborazioni delle emozioni e non solo, anche dei meccanismi che determinano i comportamenti, i ricordi e i processi decisionali.Quindi occhio con le emozioni, non si scherza.

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