Il valore della pensione che spetterà a chi oggi è ancora impegnato come forza lavoro e versa i contributi INPS dipendono non solo dai contributi che effettivamente verserà nell’arco di tutta la vita lavorativa, i quali servono per il calcolo dell’assegno, ma anche da quello che sarà il numero di lavoratori che un domani verserà a propria volta i contributi. Il calo demografico fa purtroppo temere che un domani i lavoratori saranno troppo pochi e che quanto verseranno non potrà coprire le pensioni dei lavoratori di oggi.
È per questo motivo che conviene fin da subito trovare delle soluzioni che permettano di aumentare il valore della nostra futura pensione, così da poter sperare che il cedolino mensile che ci spetterà sia un po’ più decoroso.
Il fondo pensione per integrare il futuro assegno mensile
Il primo metodo davvero efficace per aumentare il valore della pensione che ci spetterà consiste nell’aprire un fondo pensione. Il fondo pensione è una sorta di investimento che ci permetterà di ricevere una pensione più elevata rispetto a quella che otterremmo con i soli contributi previdenziali.
Uno dei modi più semplici a disposizione dei lavoratori dipendenti per avere un fondo pensione garantito consiste nell’utilizzare il tfr in busta paga, chiedendo appunto che questo venga versato mensilmente nel fondo. Il tfr, o trattamento di fine rapporto, è una somma che verrebbe comunque accantonata ogni mese e che non arriverebbe nelle nostre tasche nell’immediato. In tal modo anche chi non riuscirebbe a mettere da parte del denaro da destinare al fondo pensione riuscirebbe comunque a destinare ad esso parte del proprio denaro che altrimenti sarebbe accantonato dall’azienda per essere rimborsato al lavoratore solamente al momento del termine del rapporto di lavoro subordinato.
Contributo individuale e contributo del datore di lavoro
I lavoratori dipendenti, oltre al versamento del tfr nel fondo pensione, possono decidere di versarvi anche una percentuale del proprio stipendio; effettuando questa scelta, si potrebbe ricevere sul fondo pensione, a seconda del tipo di contratto di lavoro stipulato, anche un contributo del datore di lavoro che si aggiungerebbe alle quote del TFR e dei contributi spettanti al dipendente.
Il riscatto dei contributi
Oltre alla pensione integrativa, è possibile aumentare il valore dei contributi versati tramite il cosiddetto riscatto dei contributi il quale permette di effettuare i versamenti che non sono stati effettuati durante:
- la disoccupazione
- un periodo di lavoro all’estero
- il servizio civile
- i periodi di aspettativa
- dei lavori part-time che non hanno garantito il versamento dei contributi.
Anche i periodi durante i quali si è scelto di seguire una formazione professionale o ci si è dedicati alla ricerca possono essere riscattati, così come gli anni universitari.
Versamenti volontari anche in caso di disoccupazione
Chi non ha un lavoro solitamente perde mesi interi di contributi che, oltre ad allontanare la pensione, rendono sempre più esiguo il valore dell’assegno che si riceverà. Per evitare questo problema, chi se lo può permettere, può decidere di continuare a versare i contributi INPS in modo volontario.
Ricongiungere i contributi versati in diverse gestioni previdenziali
Nel corso degli anni lavorativi può capitare che si passi da un lavoro da dipendente a uno professionale o imprenditoriale, trovandosi a versare i contributi in casse differenti. Per ovviare a questo inconveniente, è possibile ricorrere alla ricongiunzione dei contributi; in questo modo, oltre a poter raggiungere più facilmente il numero di anni contributivi richiesto per poter accedere alla pensione, si riceverà una sola pensione di importo più elevato rispetto a quello che sarebbe il valore totale di più pensioni separate, erogate da diverse casse previdenziali.