Mcr-2 il super batterio resistente alla colistina scoperto e isolato a Firenze

Gli antibiotici vanno sempre assunti su consiglio e prescrizione medica, questa è sempre stata una delle regole fondanti della comunità medico-scientifico mondiale. Un aspetto oltremodo importante, soprattutto per evitare che batteri riescano a sviluppare un grado di tolleranza tale da non essere più attaccabili e quindi curabili dallo stesso antibiotico, o con altre medicine tradizionali. Ecco, purtroppo è successo esattamente questo, prima in Cina, poi negli Usa e a quanto pare anche in Italia, si sarebbero sviluppati dei ceppi batterici capaci di resistere ad alcuni antibiotici base.

Erano gli anni 20-30 quando nascevano virus e batteri resistenti alla “medicina”,dove si moriva per patologie oggi entrate nella cerchia di inoffensive, da allora il progresso è riuscito ad ingabbiare tutte le forme virali più pericolose, o quantomeno a trovare una giusta vaccinazione per limitarne il fenomeno. Oggi, nel giro di 18 mesi, ci troviamo a combattere con Ebola, virus Zika, e batteri killer, insomma sembra essere tornati indietro nel tempo. Il nuovo gene prende il nome di mcr-2, ed è una variante del più pericoloso mcr-1, scoperto in cina 9 mesi fa. Individuato al Careggi di Firenze, la sua particolarità, che lo rende anche piuttosto pericoloso, è il fatto che riesce a rendere inefficaci gli antibiotici contro la polmonite.

Batterio mcr-2

La nuova variante del batterio è stata identificata dagli esperti del Laboratorio di microbiologia clinica dell’ospedale Careggi di Firenze. IL batterio scoperto ed isolato pende il nome di mcr-2 in un ceppo di Klebsiella resistente sia alla colistina oltre che ad importanti antibiotici, come i carbapenemi. Ed è proprio la resistenza ai carbapenemi a creare problemi, considerato che non esistono trattamenti per contrastarla.

Il gene identificato è una mutazione diversificata del già citato mcr-1 (Cina – Usa). Il paziente da cui è stato isolato il ceppo di Klebsiella portatore di mcr-2 fino ad oggi non era mai stato trattato con colistina, dimostrazione che il batterio più presentarsi sotto diverse forme utili per disinnescare gli antibiotici. Uno degli aspetti più preoccupanti secondo i medici riguarda il fatto che il gene che conferisce la capacità di resistere a questo antibiotico può essere trasferito facilmente da un batterio all’altro.

 

Klebsiella pneumonie

Secondo quanto spiegato in un documento dall’Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli), «il reperto è particolarmente allarmante perché il clone di K. pneumoniae ST512 produttore di carbapenemasi KPC è uno dei maggiori responsabili della diffusione epidemica di Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi (CRKp) in Italia, ma anche altrove». «I risultati cui sono pervenuti i colleghi del laboratorio di Firenze – afferma il presidente dell’Amcli Pierangelo Clerici – confermano che il fenomeno della farmaco resistenza batterica negli ospedali avanza inesorabilmente e che tutte la azioni devono essere messe in atto per cercare di contrastarlo»

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